Piede diabetico: il ruolo crescente delle tecniche endovascolari mini-invasive

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Pubblicato il: 16/07/2025 Editato da: Giada Bertini il 16/07/2025

Il piede diabetico rappresenta una delle complicanze più temute del diabete mellito, ed è tra le principali cause di ospedalizzazione e amputazione in Italia. Il trattamento tempestivo e multidisciplinare è fondamentale, ma negli ultimi anni un ruolo sempre più centrale è stato assunto dalle tecniche endovascolari mini-invasive, capaci di intervenire efficacemente sulle arteriopatie periferiche che ne sono spesso alla base.

Un problema clinico in crescita

Nel contesto italiano, l’aumento dell’età media e della prevalenza del diabete ha portato a un incremento dei casi di piede diabetico. Questa condizione è caratterizzata da un’alterazione della sensibilità e dalla compromissione del flusso arterioso, che porta alla formazione di ulcere croniche e, nei casi più gravi, a infezioni profonde e necrosi. La gestione prevede il controllo glicemico, la prevenzione delle infezioni e il trattamento delle vasculopatie sottostanti.

Il ruolo dell’arteriopatia periferica

La malattia aterosclerotica dei vasi periferici, soprattutto a livello delle arterie della gamba e del piede, è spesso il fattore limitante alla guarigione delle lesioni. Senza un’adeguata perfusione sanguigna, anche le terapie locali risultano inefficaci. È in questo ambito che le tecniche endovascolari hanno mostrato grandi vantaggi.

Rivascolarizzazione endovascolare: una strategia efficace

L’angioplastica periferica consiste nell’introduzione, tramite accessi arteriosi (di solito femorali o radiali), di microcateteri che raggiungono i vasi occlusi o stenotici. Attraverso palloncini, stent o dispositivi specifici, si ripristina il flusso arterioso fino alle arterie plantari e digitali, migliorando l’ossigenazione dei tessuti e favorendo la guarigione delle ulcere. L’approccio endovascolare è meno traumatico, eseguito in anestesia locale e spesso in regime di day hospital, permettendo tempi di recupero più rapidi e minori complicanze.

Benefici per la salvaguardia dell’arto

Le evidenze dimostrano che la rivascolarizzazione tempestiva nei pazienti con piede diabetico riduce significativamente il rischio di amputazione maggiore. Quando integrata in un percorso terapeutico multidisciplinare (chirurgo vascolare, diabetologo, radiologo interventista, podologo), questa strategia consente risultati funzionali migliori e qualità della vita superiore per il paziente.

Un approccio sempre più personalizzato

Oggi le tecniche sono sempre più orientate alla personalizzazione del trattamento. In base alla sede e alla gravità della lesione, si possono utilizzare microdispositivi specifici anche per il trattamento delle cosiddette “arterie distali” (del piede e delle dita), un tempo difficilmente trattabili. Anche l’uso combinato di farmaci antiproliferativi nei palloncini (drug-eluting) è oggetto di studio e applicazione crescente.

Conclusioni

Il piede diabetico richiede un’attenzione continua, ma oggi le tecniche endovascolari mini-invasive rappresentano una speranza concreta per evitare l’amputazione e migliorare l’evoluzione clinica. L’educazione del paziente e la diagnosi precoce restano fondamentali, ma l’evoluzione tecnologica ha cambiato radicalmente la prognosi di questa complicanza cronica.

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