Prostatectomia radicale robotica

Editato da: Veronica Renzi il 29/08/2023

La tecnica robotica è oggi la più utilizzata per il trattamento chirurgico del tumore della prostata. Il nostro esperto in Urologia a Roma, il Prof. Emilio Sacco, ci spiega in cosa consiste questo intervento, quali sono i risultati e le possibili conseguenze

Cos’è la prostatectomia radicale robotica?

L’impiego del robot chirurgico è ormai il metodo di gran lunga più diffuso per curare il tumore della prostata quando questo sia localizzato alla ghiandola (cioè non presenta metastasi). In passato l’asportazione della prostata veniva eseguita a cielo aperto mediante un’incisione addominale e comportava spesso ingenti perdite di sangue durante l’intervento e frequenti complicanze successive (come emorragie, infezioni, trombosi venosa). Spesso la degenza si prolungava oltre i dieci giorni. L’utilizzo del robot ha permesso di evitare l’incisione addominale ed eseguire l’intervento con piccoli strumenti inseriti attraverso piccoli fori sulla parete addominale. È importante sottolineare che il robot da solo non esegue nulla e che esso costituisce un’interfaccia tra il paziente e il chirurgo che, posizionato in una console, manovra ogni movimento degli strumenti posti nell’addome. L’intervento chirurgico, in anestesia generale, dura circa 2-3 ore, e il paziente si può mobilizzare ed alimentare il giorno stesso o al massimo il successivo per essere dimesso in seconda-terza giornata postoperatoria.

Quali dunque i vantaggi?

I vantaggi connessi all’utilizzo del robot e che ne hanno giustificato l’ampia diffusione sono:

  • mininvasività, cioè utilizzo di piccole incisioni chirurgiche;
  • visione tridimensionale e magnificazione del campo operatorio;
  • precisione dei movimenti mediante l’eliminazione del tremore delle mani e uso di strumenti più delicati;
  • personalizzazione della tecnica chirurgica associata al maggior dettaglio anatomico e precisione degli strumenti;
  • ergonomia e minore stress per il chirurgo che, seduto ed in condizione di lavoro più comoda, può eseguire l’intervento più agevolmente.

     

Tutti questi vantaggi si traducono in benefici concreti per i pazienti quali:

  • minori perdite di sangue e minore necessità di eseguire trasfusioni di sangue
  • minore dolore postoperatorio e minore necessità di assumere antidolorifici
  • minore tasso di complicanze generali come infezioni e trombosi venosa;
  • dimissione più rapida dall’ospedale;
  • ripresa postoperatoria più semplice e veloce;
  • recupero della continenza e della funzione sessuale in una maggiore percentuale di casi;
  • cicatrici chirurgiche meno evidenti e meno complicanze di ferita.

Quali i risultati oncologici?

La prostatectomia radicale robotica permette di curare il tumore della prostata localizzato nella gran parte dei casi. Tuttavia, in pazienti con tumori che all’esame istologico risultano particolarmente aggressivi, la prostatectomia è da considerarsi solo una tappa del trattamento. In questi casi è infatti necessaria l’associazione con altre terapie, come radioterapia e farmaci specifici (ormonoterapia), che permettono di raggiungere ottime percentuali di cura anche in pazienti con tumori più avanzati. È per questo che è importante rivolgersi a centri di riferimento in cui sono presenti tutti gli specialisti potenzialmente coinvolti nel percorso di cura (urologo, radiologo, medico nucleare, anatomopatologo, radioterapista, oncologo medico).

Ci sono possibili complicanze?

Come tutti gli interventi chirurgici, anche la prostatectomia radicale robotica non è scevra da possibili complicanze, sebbene quest’ultime si siano molto ridotte per frequenza con l’introduzione della tecnica robotica. Infezioni, emorragie, trombosi venosa, lesioni di organi adiacenti la prostata sono tra le principali complicanze possibili ma, fortunatamente, anche in gran parte prevenibili. Ci sono inoltre le complicanze funzionali, in particolare la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria. Entrambe queste complicanze necessitano di essere seguite nel tempo poiché sono disponibili trattamenti sia non invasivi (farmaci e fisioterapia) che mini-invasivi capaci di curarle in moltissimi casi. Anche a tal proposito, il consiglio è di rivolgersi a centri di riferimento capaci non solo di eseguire una prostatectomia di elevata qualità ma anche di gestirne le possibili complicanze postoperatorie.

Urologia a Roma