Negli ultimi anni, l'evoluzione tecnologica ha reso possibile la creazione di protesi personalizzate, soprattutto per anca e ginocchio. Questo avanzamento, abbinato ai programmi di ricostruzione 3D e alla stampa 3D derivata da immagini TAC o RMN, ha portato alla creazione di strumenti chirurgici "paziente specifico" e protesi totali personalizzate
Il conflitto tra avanzamento tecnologico e tecnica chirurgica
Tuttavia, nonostante l'elevata precisione costruttiva di questi strumenti, la tecnica chirurgica rimane ancora appannaggio del tocco umano, con tutti i suoi limiti e le sue variabilità. Allora ci chiediamo: è davvero vantaggioso per il paziente avere una "protesi su misura"?
Gli studi dettagliati pre e post-operatori offrono ai chirurghi un quadro dettagliato e spesso un modello tangibile dell'articolazione da trattare, facilitando enormemente il loro lavoro. Ma, c'è un rovescio della medaglia: i pazienti vengono esposti a livelli di radiazioni notevolmente più elevati rispetto ad un esame radiologico standard, rappresentando un potenziale svantaggio.
Mentre la chirurgia su misura per il ginocchio sembra essere ormai una realtà consolidata, il campo delle protesi d'anca è ancora in fase di sviluppo. Questo significa che, anche se una protesi d'anca può essere perfettamente adattata al paziente, viene ancora applicata con strumenti non specifici e mani umane, con tutte le variazioni che ciò comporta.
La memoria somatica e l'approccio psicologico
Ma, al di là della tecnica e della personalizzazione fisica della protesi, c'è una sfida ancora più grande: la memoria somatica. Una protesi, indipendentemente da quanto sia personalizzata, rimane un corpo estraneo. Non comunica con il cervello come fa un'articolazione naturale e può essere percepita come estranea.
Per questo motivo, ho iniziato a concentrarmi non solo sulla preparazione fisica del paziente, ma anche sulla sua preparazione mentale. L'obiettivo? Aiutare la "memoria somatica" a accogliere la nuova articolazione, quasi come una riprogrammazione percettiva. Quando il paziente percepisce la protesi come parte di sé fin dall'inizio, si realizza il vero successo clinico.