Sindrome di Tako-Tsubo: ecco cosa devi sapere

Pubblicato il: 28/02/2025 Editato da: Serena Silvia Ponso il 28/02/2025

La cardiomiopatia Tako-Tsubo è una sindrome coronarica descritta per la prima volta dai medici giapponesi nel 1990 e molto importante da conoscere per le sue ripercussioni sulla salute. Ne parliamo con il Dott. Salvatore Arcidiacono, specialista in Cardiologia interventistica.

Da cosa ha origine la sindrome di Tako-Tsubo e qual è la sua incidenza?

la sindrome di Tako-Tsubo è caratterizzata da una transitoria e talora grave disfunzione sistolica del ventricolo sinistro che si manifesta con caratteri sovrapponibili a quelli di una sindrome coronarica acuta, accompagnandosi a dolore toracico o dispnea, modificazioni elettrocardiografiche e modesto rilascio degli enzimi di necrosi miocardica.

La sindrome di Tako-Tsubo incide per 1-3% rispetto a tutte le sindromi coronariche acute, ma a di differenza di quest’ultime è una alterazione temporanea della funzione cardiaca con netta ripresa, completa dopo circa 1 mese.

Perché questo nome?

Essa prende il nome dal fatto che le alterazioni cinetiche coinvolgono preferenzialmente l’apice del ventricolo sinistro che, in concomitanza con l’ipercinesia dei segmenti basali dello stesso, assume una forma simile a quella di un’anfora giapponese, il “Takotsubo” per l’appunto, usata dai pescatori giapponesi per la cattura dei polpi, infatti letteralmente significa “trappola per polipi” (detta anche “sindrome del cuore spezzato” oppure "cardiomiopatia da stress”.

Cosa c’entra lo stress?

La caratteristica principale scatenante è il rilascio di grosse quantità di Noradrenalina ed Adrenalina durante uno stato di stress importante (stress psichico).

Le donne sono le più colpite fino al 90% circa, mentre il resto interessa gli uomini con un meccanismo diverso: durante uno sforzo fisico (stress fisico).

Lo stress più rappresentativo è quello indotto da stress psichico: panico, paura, la perdita di un familiare, stress da lavoro, conflitto tra persone e stress fisico come l’ictus cerebri, una insufficienza respiratoria acuta, una pancreatite, una colecistite, una neoplasia, emorragia subaracnoidea, convulsioni etc.


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Come si manifesta?

La sindrome di Tako-Tsubo ha due forme di presentazioni: una forma secondaria, che si manifesta in pazienti già ricoverati per altre patologie mediche (su appena descritte), e sono principalmente uomini con una maggiore incidenza di morte ospedaliera, e una forma primaria acuta con dolore toracico tipico (principalmente donne).

Quali sono i sintomi della cardiomiopatia Tako-Tsubo?

I sintomi sono classicamente dolore retrosternale, la dispnea o la sincope, accompagnati nell’ 80% dei pazienti da una elevazione dei tratti ST che morfologicamente non possono essere differenziati da quelli che si osservano durante uno STEMI (infarto miocardico acuto associato a sopra-slivellamento del tratto ST).

Nel 41% dei casi sono presenti variazioni dell’onda T (frequentemente invertite).

Infine, il 32% dei pazienti presenta onde Q patologiche. Per questi motivi l’ECG spesso può non distinguere una sindrome Tako-Tsubo da un infarto miocardico acuto.


Nella maggior parte dei pazienti con sindrome Tako-Tsubo l’evoluzione elettrocardiografica successiva è caratterizzata da una progressiva riduzione delle alterazioni dalla ripolarizzazione fino alla completa normalizzazione dell’ECG, che avviene in un periodo di tempo compreso fra alcune settimane e 2-3 mesi. In alcuni casi abbiamo la presenza di Blocco di Branca sinistro.

La Troponina è elevata ma non troppo rispetto alla disfunzione ventricolare sinistra visibile all’ecocardiogramma, associata ad un eccesso di rialzo invece dei marker di BNP e Pro-BNP che perdurano per qualche mese.

Varianti della sindrome di Tako-Tsubo

Per la forma che ne assume all’ ecocardiogramma il cuore, se ne distinguono 4 classi:

  • Variante classica o apicale (80% dei casi)
  • Variante medio-ventricolare (15 % dei casi)
  • Variante basale (5 % dei casi)
  • Varianti regionali

Conclusione

Come già detto la prognosi è benigna nella maggior parte dei casi, ma in fase acuta intraospedaliera è spesso associata a complicanze mortali quali: tachicardia ventricolari, trombosi intraventricolari, shock cardiogeno, scompenso cardiaco acuto, ostacolo all’efflusso ventricolare sinistro. Inoltre dobbiamo dire che gli uomini hanno un rischio maggiore di morte improvvisa, di eventi avversi cardiaci e cerebrovascolari di almeno tre volte maggiore rispetto alle donne.

Esiste anche una recidiva nel 5% dei pazienti (uomini e donne) compreso tra 3 settimane e 4 anni dal primo evento.

La terapia medica classica della ischemia cardiaca acuta riesce a contenerne i sintomi e migliorarne la prognosi a distanza.

Cardiologia a Milano

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