Sinus pilonidalis: cos’è, come si manifesta e quando operare

Pubblicato il: 15/04/2025 Editato da: Serena Silvia Ponso il 15/04/2025

Il sinus pilonidalis, noto anche come cisti sacrococcigea, è una condizione infiammatoria cronica che interessa la regione del solco intergluteo, frequentemente tra i giovani adulti. Ne parliamo con il Dott. Michele Schiano Di Visconte, Chirurgo Generale e Colonproctologo a Treviso.

Cause e meccanismo di formazione

Sebbene in passato fosse considerata una condizione congenita, oggi si riconosce al sinus pilonidalis una genesi acquisita, legata all’attrito costante e alla penetrazione dei peli nel derma. Questo avviene con più frequenza in soggetti giovani e di sesso maschile (rapporto 3:1), spesso con una folta peluria e uno stile di vita sedentario. La pressione esercitata durante la posizione seduta favorisce l’irritazione locale e lo sviluppo di granulomi infetti.

Quali sono i sintomi principali?

La malattia può presentarsi in tre stadi differenti:

  1. Cisti pilonidale: presenza di una tumefazione dolente o indolente nel solco intergluteo, associata spesso a uno o più orifizi cutanei da cui possono fuoriuscire peli.
  2. Ascesso pilonidale: si sviluppa quando la cisti si infetta. Si manifesta con arrossamento, dolore intenso, aumento del volume e possibile fuoriuscita di pus maleodorante.
  3. Fistola pilonidale: conseguente alla rottura spontanea o chirurgica dell’ascesso. È un tramite che mette in comunicazione la cavità cistica con l’esterno, spesso con secrezione cronica di liquido sieropurulento.

Diagnosi

La diagnosi è clinica, basata sull’ispezione del solco intergluteo, dove si rilevano orifizi cutanei, peli incarniti e secrezione. La palpazione può evidenziare aree di infiltrazione sottocutanea. In casi selezionati, un'ecografia dei tessuti molli può essere utile per definire l’estensione della lesione in assenza di fistole evidenti.

Trattamenti utili

La gestione del sinus pilonidalis varia in base alla fase della malattia:

  • Ascesso acuto: richiede incisione chirurgica per il drenaggio del pus. Questo intervento, seppur necessario, non rappresenta una cura definitiva.
  • Trattamento radicale: prevede l’exeresi completa della cisti e dei tragitti fistolosi.
  • Il metodo aperto consiste nella rimozione del tessuto infetto e guarigione per seconda intenzione. È affidabile, ma richiede tempi lunghi (fino a 3 mesi).
  • Il metodo chiuso, con sutura primaria, riduce i tempi di guarigione (circa 15 giorni), ma presenta maggior rischio di complicanze e recidive.

Prevenzione delle recidive

Per evitare la riformazione della cisti è fondamentale seguire alcune misure preventive:

  • Depilazione regolare del solco intergluteo con creme specifiche, soprattutto nei soggetti irsuti.
  • Igiene accurata della zona.
  • Abbigliamento comodo, che riduca l’attrito e il sudore.
  • Evitare la sedentarietà prolungata, soprattutto nel post-operatorio.


Il monitoraggio post-chirurgico e l’attenzione a questi fattori sono essenziali per ridurre il rischio di recidiva.

Per approfondimenti o per una valutazione specialistica, è consigliabile rivolgersi añl Dott. Michele Schiano Di Visconte attraverso il suo profilo Top Doctors.

Chirurgia Generale a Conegliano

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