Tecniche mininvasive in Cardiochirurgia

Autore: Dott.ssa Eliana Raviola
Pubblicato:
Editor: Sharon Campolongo

Negli ultimi 15 anni la Cardiochirurgia ha sviluppato tecniche e strumentari al fine di raggiungere un sempre minor grado di invasività per il paziente. Tali metodiche richiedono una preparazione e un apprendimento ad hoc e un buon livello di collaborazione e preparazione d’équipe, a partire dal personale chirurgico fino ad arrivare a quello anestesiologico a infermieristico. Ne parla la Dott.ssa Eliana Raviola, specialista in Cardiochirurgia

Per quali patologie si utilizzano le tecniche mininvasive?

Al giorno d’oggi sono sempre di più i centri che offrono questo tipo di approccio per diverse patologie, che vanno dal trattamento delle classiche e comuni valvulopatie aortica, mitralica o tricuspidale, alla coronaropatia in alcuni casi selezionati, alle patologie più complesse e rare come la cardiomiopatia ipertrofica.

equipe di chirurghi

Quanti sono efficaci?

I risultati chirurgici sono assolutamente comparabili a quelli raggiunti con la Chirurgia “Tradizionale”, ma i vantaggi sono molteplici:

  • Minore invasività, che va dal taglio cutaneo più piccolo alla possibilità di evitare di lesionare lo sterno o le coste;
  • Recupero fisico del paziente estremamente più rapido e, soprattutto, meno atto a sviluppare complicanze di ferita;
  • Meccanica respiratoria meno compromessa;
  • Riduzione del dolore.

Quanto è importante la mininvasività in ambito cardiochirurgico?

Queste tecniche permettono di attuare protocolli anestesiologici più leggeri e spesso localizzati all’area di interesse.

Ciò permette di ridurre al minimo il dolore post-operatorio al fine di recuperare quanto prima la mobilizzazione e l’autonomizzazione del paziente, che in questo modo può spesso fare a meno di un percorso riabilitativo e può tornare a casa dopo pochi giorni dall’intervento.

Dott.ssa Eliana Raviola
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