Viaggio all’interno dei tronchi sovraortici

Viaggio all’interno dei tronchi sovraortici

Editato da: Laura Vitali il 22/02/2024

Cosa intendiamo quando parliamo di tronchi sovraortici? Ne abbiamo parlato con il Dottor Andrea Mancini, nefrologo

L’origine dei tronchi: l’aorta

I vasi epiaortici o tronchi sovraortici (TSA) prendono origine dall’arco dell’aorta, che è l’arteria più importante del nostro organismo. Essa parte dal cuore, da origine ad un arco (arco aortico), e poi decorre lungo il torace e l’addome dando origine a tutte le arterie che irrorano i nostri organi (Figura 1). Dall’arco aortico (AO), nascono i tronchi sovraortici (Figura 2):

  1. il tronco anonimo (TA), da cui originano la carotide comune di destra (CCD) che si divide in carotide interna e carotide esterna, e l’arteria succlavia di destra (SD) che dà origine all’arteria vertebrale di destra (VD);
  2. la carotide comune di sinistra (CCS) da cui originano la carotide interna ed esterna di sinistra; 
  3. l’arteria succlavia di sinistra (SS) che dà origine all’arteria vertebrale di sinistra (VS).

vasi epiaortici

La funzione dei tronchi sovraortici

La funzione più importante dei vasi epiaortici è quella di portare sangue al cervello attraverso la carotide interna e le arterie vertebrali. La carotide esterna, invece, provvede ad irrorare il collo, la faringe, l’esofago, la laringe, la mandibola, il cuoio capelluto e il volto. Ciascuna carotide interna assicura un flusso di sangue al cervello di 350 ml ogni minuto, flusso che deve essere costante in quanto il tessuto cerebrale è estremamente sensibile alle variazioni di apporto sanguigno. 

Quando si verifica un’ischemia?

Una ridotta irrorazione cerebrale (ischemia), che dura pochi secondi dà origine a manifestazioni neurologiche transitorie (TIA) che regrediscono nell’arco di 24 ore; mentre un prolungata condizione di ischemia può causare lesioni cerebrali irreversibili.

Possono essere causa di ischemia tutte quelle situazioni che riducono l’apporto di sangue al cervello ostruendo le carotidi a vario livello. Le placche ateromasiche sono tra le cause più frequenti di ostruzione delle carotidi: parliamo di una condizione cronica e progressiva nella quale, il lento e costante deposito di colesterolo sulla parete interna del vaso, genera una condizione di infiammazione che richiama globuli bianchi e fibrina che a loro volta si depositano sula parete provocandone una ostruzione parziale o completa che pregiudica l’arrivo di sangue al cervello.

Esami e accertamenti: quali eseguire

L’esame di primo livello per lo studio dei vasi epiaortici è l’ecocolor Doppler: esso garantisce una valutazione sia morfologica che funzionale delle arterie consentendoci di valutare l’eventuale restringimento (stenosi) del lume vascolare (lo spazio interno dell’arteria) per la presenza di placche ateromasiche (Figura 3). Ma l’ecografia fornisce anche un altro dato fondamentale: la percentuale di stenosi (percentuale di restringimento dello spazio interno del vaso), che ci consente di valutare se la lesione è emodinamicamente significativa, ossia in grado di arrecare danno al tessuto cerebrale.

L’esame ecografico è assolutamente innocuo, non invasivo ed affidabile; viene condotto con paziente supino, sdraiato su di un lettino, con sonda ecografica poggiata sul collo.

sonda collo

Dura circa 20-25 minuti, e descrive i seguenti parametri:

  • morfologia dei vasi (Figura 5)
  • spessore medio-intimale (Figura 6)
  • presenza di placche ateromasiche (Figura 7)
  • percentuale di stenosi del lume vascolare.

Lo spessore medio-intimale si riferisce allo spessore della parete dei vasi: un ispessimento della parete rappresenta il primum moment della lesione ateromasica. Lo spessore della parete normalmente è inferiore a 1 mm, valori superiori hanno il significato di una iniziale deposizione di materiale lipidico all’interno della parete.

morfologia dei vasi

Opzioni terapeutiche: le prospettive disponibili

La placca ateromasica, a seconda delle sue dimensioni, può ostruire parzialmente o completamente il lume vascolare; è importante, quindi, calcolare la percentuale di ostruzione che la lesione determina. Secondo le linee guida internazionali questo valore è dato da una formula che prende in considerazione il rapporto della velocità di flusso misurata in arteria carotide interna rispetto alla carotide esterna.

Le opzioni terapeutiche sono strettamente legate alle dimensioni della placca, quindi al grado di ostruzione che essa determina, alla presenza di fattori di rischio (obesità, diabete, fumo, ipercolesterolemia, ipertensione, malattie cardiovascolari). Ostruzioni al di sotto del 70 % non vanno sottoposte ad intervento chirurgico ma vanno corretti i fattori di rischio ed impostata una terapia medica che prevede l’utilizzo di antiaggreganti e statine. Per stenosi superiori al 70 % va condotto un esame di secondo livello: angio TAC oppure angio risonanza dei vasi del collo che forniscono indicazioni in merito alle caratteristiche della placca e al rischio di embolizzazione.

Qualora questi esami confermino una stenosi superiore al 70% è indicata la correzione chirurgica che prevede la endoarterectomia o in alternativa lo stenting carotideo. Nel primo caso con una incisione dei vasi del collo si provvede alla rimozione della placca anche in anestesia locale. Nel secondo caso, invece, viene inserito uno stent in carotide (tubicino metallico con caratteristiche rigido-elastiche), che copre la placca, ripristina il diametro dell’arteria e previene il rischio di embolizzazione di frammenti della placca.

Nefrologia a Noicattaro