Come abbiamo visto nel precedente articolo è fondamentale proteggere gli occhi dei bambini fin dalla più tenera età perché altrimenti possono andare incontro a problemi di vista. A tal proposito le visite oculistiche sono fondamentali, ma forse non tutti sanno con che cadenza andrebbero eseguite e quali sono gli esami utili. A questi dubbi risponde la Dott.ssa Roberta Terrana, specialista in Oculistica.
Quando è necessaria una visita oculistica e a che età deve essere fatta?
Il primo esame da fare già alla nascita è l’esame del riflesso rosso, che secondo i Bilanci di salute può essere valutato dal pediatra, il quale, nel caso in cui avesse dei dubbi, si rivolgerà all’oculista.
La prima visita oculistica deve essere fatta all’anno di età se esiste una familiarità per patologie oculari (strabismo, cataratta congenita, glaucoma congenito, retinoblastoma, gravi difetti visivi), oppure se i genitori notano qualcuno dei campanelli d’allarme prima menzionati (deviazioni degli assi visivi, posizioni viziate del capo, comportamenti anomali).
In caso contrario, fino ai tre anni è sufficiente che il pediatra si occupi periodicamente dei controlli della vista con ripetuti esami del riflesso rosso o utilizzo di test stereoscopici che valutano la capacità di percepire la tridimensionalità da parte del bambino (Lang test è il più semplice, cartolina con stella, gatto, macchina).
All’età di tre anni va eseguita improrogabilmente la prima visita oculistica per assicurarsi che non ci sia il rischio di sviluppare un’ambliopia (ovvero un occhio pigro) da una o da entrambe le parti.
Ovviamente nel bimbo diabetico va anche esaminato il fundus oculi in midriasi (con l’istillazione di goccine di collirio che determinano un allargamento del diametro della pupilla) per verificare lo stato di salute della retina.
Ultima data irrinunciabile nel calendario delle visite oculistiche è la valutazione prescolare, all’età di 5-6 anni.
Nel bambino diabetico di solito il fondo dell’occhio verrà valutato annualmente nell’ ambito di tutti i controlli di screening organizzati e coordinati dal diabetologo.
Quali sono gli esami clinici per accertare eventuali disturbi visivi?
Per accertare l’eventuale presenza di disturbi visivi occorre una misurazione oggettiva della vista tramite schiascopia e autorefrattometria, esami che possono essere eseguiti anche in età preverbale.
Dopo la fase oggettiva della valutazione si può procedere a un esame della vista soggettivo in cui si interpella anche il bimbo, e che pertanto richiede una maggiore collaborazione.
Per capire quanto veda il piccolo paziente in età prescolare si utilizzano dei tabelloni su cui sono rappresentati semplici disegni, raffiguranti il sole, gli alberi, le macchine, i gatti, o le E di Albini, ovvero delle E i cui denti vanno indirizzati lungo le principali posizioni cardinali.
Fondamentale è l’esame alla lampada a fessura, che consente di individuare eventuali anomalie del segmento anteriore dell’occhio, permette di valutare la trasparenza della cornea più anteriormente e del cristallino che sta dietro.
Si può procedere anche alla misurazione della pressione o tono oculare con metodiche non invasive, utilizzando strumenti differenti rispetto a quelli utilizzati per gli adulti, come il tonometro a rimbalzo.
Infine, mai tralasciare l’esame del fondo dell’occhio, che permette di verificare lo stato di salute del nervo ottico, della vascolarizzazione retinica, della porzione centrale della retina, ovvero la macula, e se in dilatazione, cioè con la pupilla resa più larga dalla istillazione di apposite goccine oculari, anche della parte più periferica della retina su 360 gradi.
L’esame oggettivo della vista andrebbe ripetuto dopo l’istillazione di tali goccine, che permettono di bloccare l’accomodazione e pertanto di slatentizzare difetti visivi che altrimenti non si appaleserebbero: questa è la valutazione della refrazione in cicloplegia, che nell’ infanzia va sempre verificata.
Tra i più comuni difetti di vista del bimbo ci sono la miopia, a causa della quale si ha una visione sfocata da lontano, l’astigmatismo, che comporta una visione sfumata dei contorni delle immagini sia da vicino che da lontano, e l’ipermetropia, nel qual caso la vista da lontano è conservata, ma se particolarmente elevato il difetto si possono avere disturbi nella visione da vicino.