Antigene Prostatico Specifico: il punto di vista dello specialista nella pratica urologica

Antigene Prostatico Specifico: il punto di vista dello specialista nella pratica urologica

Editato da: Alice Cattelan il 30/11/2022

Il PSA, Antigene Prostatico Specifico, ha un ruolo fondamentale nell’approccio al paziente urologico affetto da sintomi del basso apparato urinario. Grazie all’intervento del Dott. Mauro Tasso, specialista in Urologia e Oncologia clinica, possiamo scoprire il punto di vista dello specialista dell’utilizzo del PSA nella pratica urologica

Che cos’è l’Antigene Prostatico Benigno?

Discernere tra un aumento del valore dell’Antigene Prostatico Specifico causato dalla possibilità di un’ipertrofia prostatica benigna, un sospetto tumore prostatico, un’infiammazione in atto o pregressa, oppure risultato di terapie mediche o chirurgiche instaurate è un punto fermo della visita urologica.

Il suo ruolo come marcatore di malattia tumorale prostatica è stato in questi anni radicalmente ridimensionato. I fattori che possono favorirne l’incremento sono troppi, anche in assenza di sintomi di flogosi evidente della ghiandola, essendo un marker d’organo e non tumore specifico.
L’unico marker prostatico, adottato a partire dagli anni ’80, ha rappresentato per gli urologi il modo di valutare la “salute prostatica” nei pazienti di età compresa tra 45 e 75 anni.

Come si è evoluta la storia del tumore prostatico grazie al marcatore dell’Antigene Prostatico Benigno?

Senza questo marcatore la storia del tumore prostatico avrebbe avuto sicuramente un decorso differente. Molti pazienti hanno subito interventi chirurgici radicali o radioterapia e molti di loro, se affetti da malattia localizzata di basso rischio o intermedio sono ora liberi da malattia. Con il passare degli anni ci si è resi conto che in una buona percentuale dei casi, la malattia avrebbe potuto essere monitorata in modo diverso, meno aggressivo e con minori effetti indesiderati sulla qualità di vita del paziente.
Ora con l’avvento di tecniche chirurgiche meno invasive, precise e conservative della continenza urinaria e della vita sessuale anche le tecniche diagnostiche hanno subito un’evoluzione e ottenuto una precisione tale da fare impallidire il ricordo della cosiddetta “biopsia prostatica” che si eseguiva solo alcuni anni fa. Nuovi markers tumorali validati da accurati studi arriveranno in futuro.

Come funziona la diagnostica oggigiorno?

La diagnostica attualmente si avvale della visita urologica da parte di uno specialista esperto, che indaga attraverso:

  • La tradizionale e indispensabile esplorazione rettale della ghiandola prostatica;
  • Il dosaggio del PsaR nel sangue, eseguito in centri affidabili e in assenza di sintomi delle basse vie urinarie;
  • Anamnesi dei recenti rapporti sessuali;
  • Ecografia all’addome completo con valutazione del residuo post minzionale.

Lo specialista poi, deciderà se procedere con esami di secondo livello come l’ecografia trans rettale prostatica e la RN Paramagnetica della prostata ed eventuale mapping prostatico con metodica “Fusion” mini invasiva delle zone tumorali sospette evidenziate dalla RNM.

Quali sono i benefici di questa procedura?

Tale procedura selettiva e mirata è in grado di ridurre gli effetti collaterali della “vecchia biopsia prostatica” eseguita su tutta la ghiandola a 18 -24 prelievi. Questo percorso diagnostico ha consentito in centri selezionati di ridurre il numero di pazienti da sottoporre al cosiddetto mapping prostatico riducendo così i tempi di degenza, i costi e gli effetti collaterali. Molti pazienti risultavano falsi positivi, cioè non malati, e venivano sottoposti a prelievi multipli, che risultavano negativi all’esame istologico. Col passare del tempo, un ulteriore incremento del valore del Psa portava questi pazienti a eseguire nuovi mapping prostatici con numero elevato di biopsie allo scopo di ricercare tumori piccoli, forse silenti, sfuggiti alla procedura precedente.

Qual è il ruolo della Risonanza Nucleare Paramagnetica di ultima generazione?

L’avvento della Risonanza Nucleare Paramagnetica di ultima generazione 3 Tesla, con ausili di mezzi di contrasto pertinenti, ha facilitato la scelta dei pazienti da sottoporre a “mapping Prostatico” (82% MP+ con MNR+).
Questi moderni ausili diagnostici hanno facilitato la diagnosi precoce di malattie tumorali di piccole dimensioni con incrementi di guarigione a lungo termine, elevata qualità di vita e con minori effetti collaterali, soprattutto se ottenuti con interventi chirurgici con tecniche mini invasive.

Come viene scelta la miglior terapia?

In base all’età anagrafica del paziente e alla tipologia istologica riscontrata nel mapping eseguito, si valuta un ampio ventaglio di terapie che vengono proposte al paziente, illustrate e concordate.
Un’altra procedura nei casi selezionati è la cosiddetta “Sorveglianza Attiva” o “Attesa Vigile”, nei pazienti che, per vari motivi non sono eleggibili a terapie più invasive chirurgiche o alla radioterapia. Questa opzione deve essere motivata da molti fattori, spiegata e accettata chiaramente dal paziente in quanto comporta un monitoraggio assiduo, garantendo al tempo stesso un’elevata qualità di vita, simile al paziente sano.
Un ulteriore progresso verrà dato a breve dalla Genetica che ha già individuato i geni dei pazienti predisposti a sviluppare malattia, con o senza familiarità, ma soprattutto i pazienti affetti da malattia da sottoporre a intervento rispetto a quelli da monitorare nel tempo.

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