Arteriopatie e Stenosi: vediamole insieme!
In questo articolo il Dott. Piero Giuseppe Bonadeo, esperto in Chirurgia Vascolare, ci parla delle arteriopatie periferiche
Arteriopatie e stenosi: cosa sono?
Le malattie delle arterie, ovvero le arteriopatie obliteranti periferiche croniche, sono fortunatamente meno frequenti (6-10%) ma più complesse ed invalidanti. Queste condizionano disturbi alla deambulazione che vanno dalla semplice necessità di fermarsi dopo un certo numero di passi per un crampo al polpaccio fino alla comparsa di dolori a riposo e di gangrena con grave rischio di perdita dell'arto.
Analogamente l'ostruzione o il restringimento (stenosi) di una carotide, il vaso che irrora il cervello, può determinare o un’ischemia transitoria con lievi disturbi neurologici o un ictus con infarto cerebrale e danni permanenti alla parola o agli arti con radicale cambiamento della qualità della vita del paziente e dei suoi familiari.
Come vengono trattate?
In tutti questi casi si esegue un esame EcoDoppler degli arti inferiori e dei Tronchi Sopraortici e un esame angiografico durante il quale spesso non solo si verificano le sedi di stenosi e/o di ostruzione, ma anche si può intervenire dilatando con tecnica endovascolare e applicando dispositivi (stent) che impediscono la richiusura o retrombosi del vaso stenotico e ristabiliscono un flusso normale o più efficace.
Altri casi necessitano di una chirurgia aperta con tecniche di By pass per oltrepassare l'ostacolo rappresentato dall'arteria ostruita.
Si tenga presente che la malattia aterosclerotica è la causa di questi quadri steno-ostruttivi nella maggior parte dei casi.
Quali sono i fattori di rischio della malattia aterosclerotica?
La malattia aterosclerotica colpisce invariabilmente e simultaneamente anche le coronarie in oltre il 35 % dei casi e che molti fra questi pazienti sono:
- Cardiopatici, anche con pregressi infarti
- Ipertesi
- Fumatori
- Diabetici
- Dislipidemici, con ipercolesterolemia ed ipertrigliceridemia
- In eccesso di peso
- Effettuano scarsa o limitata attività fisica
- Alti livelli di stress, che spesso svolge un ruolo peggiorativo.
Tutti fattori di rischio che vanno considerati anche in termini di prevenzione, specialmente in soggetti predisposti per tipo di vita o per familiarità positiva che dovrebbero sottoporsi periodicamente a controlli anche se asintomatici.
In cosa consiste la terapia?
La terapia farmacologica, antiaggregante o anticoagulante o vasodilatante è fondamentale e va accuratamente monitorata con almeno due controlli annuali.
L'astensione dal fumo è altrettanto obbligatoria come l'esercizio fisico, oggi anche programmabile con opportune tabelle ed esercizi da parte di personale specializzato.
Aneurismi: cosa sono?
Un altro aspetto è la patologia dilatativa delle arterie, ovvero il capitolo degli aneurismi. Essi colpiscono prevalentemente l'aorta addominale (sottorenale), tendono ad aumentare di volume e, se superano i 5 cm di diametro, possono andare incontro a rottura con emorraggia interna e morte in oltre l'80 % dei casi. Rappresentano un’urgenza o un’emergenza chirurgica. Richiedono l'immediato ricovero in ambiente altamente specializzato ove si possa intervenire o con una procedura classica aperta o inserendo un’endoprotesi evitando l'apertura dell'addome con conseguente risparmio di tempo e riduzione della mortalità intraoperatoria e delle complicanze post-operatorie.
Tutto dipende dalla tempestività della diagnosi e dell'intervento ma ancora di più dallo screening essendo gli aneurismi quasi totalmente asintomatici fino alla fissurazione o alla rottura.
Se riconosciuti in tempo nell'ambito di una visita vascolare o cardiologica, specie in pazienti con familiarità positiva o vasculopatici noti o se l'aneurisma è stato scoperto casualmente durante un'ecografia eseguita per altri motivi si possono monitorare nel tempo se ancora di esigue dimensioni o operarli in elezione, anche con procedure mini-invasive, con ottimi risultati e rischi estremamente ridotti.
Linfedemi: una patologia di nicchia
Infine una patologia di nicchia è rappresentata dai rari linfedemi nei paesi occidentali oggi associati spesso a neoplasie operate che hanno richiesto l'asportazione dei linfonodi locoregionali. Esempi classici sono il cosiddetto “grande braccio post-mastectomia” e il linfedema dell'arto inferiore dopo lifoadenectomia per tumori pelvici dell'apparato genitale femminile o della prostata.
Come vengono trattati?
Questi linfedemi si avvalgono della terapia decongestiva combinata: drenaggio linfatico manuale, elastocompressione con tecniche e materiali specifici a cui segue un programma di mantenimento, schema dietetico e terapia farmacologica, anche a cicli.
Come si è delineato le malattie vascolari periferiche devono essere correttamente diagnosticate e specificamente trattate, ma sempre dopo averle inquadrate nel contesto delle malattie cardiovascolari e nell'ambito di una valutazione clinico-strumentale generale del paziente per permettere una strategia mirata e personalizzata con la finalità di ottenere il migliore risultato possibile con tutti i mezzi, oggi molteplici ed innovativi per ridotta invasività, sia per ciò che riguarda la terapia conservativa che quella chirurgica. Importante infine la fisioterapia riabilitativa e preventiva.