Calcolosi biliare: una patologia non così inusuale

Calcolosi biliare: una patologia non così inusuale

Editato da: Sharon Campolongo il 19/10/2022

Una delle più frequenti patologie che vengono affrontate dai Chirurghi non solo dei paesi occidentali, ma anche dell’America Latina, è la calcolosi biliare. Ma che cos’è esattamente e che cosa comporta? Approfondiamolo con il Prof. Bruno Benini, specialista in Chirurgia Generale e Toracica a Roma

Cenni dell’anatomia e della fisiologia biliare

La bile viene prodotta nel fegato con la funzione principale di raggiungere l’intestino e partecipare alla digestione di alcuni alimenti, in particolare i grassi.

Per raggiungere l’intestino, la fitta rete di piccoli canali, che raccolgono all’interno del fegato la bile, si riunisce a formare due condotti principali (dotto epatico destro e sinistro), i quali, a loro volta, confluiscono in un singolo tubo, l’epatocoledoco. All’altezza di questa convergenza emerge un canale più sottile che si dilata e forma la colecisti o cistifellea. Quest’ultima ha funzione di serbatoio in quanto raccoglie la bile tra un pasto e l’altro, quando sarebbe inutile che venisse riversata nell’intestino vuoto.

È proprio a livello della colecisti che abitualmente si formano i calcoli, in quanto la bile ristagna e permette ai sali biliari che la compongono di organizzarsi in piccoli cristalli che, a loro volta, si aggregano in cristalli più grandi, i calcoli, appunto.

Quanto è diffusa la calcolosi biliare?

Come già accennato, i calcoli della colecisti e del coledoco sono più frequenti in alcune aree geografiche e, quindi, se ne presuppone una predisposizione genetica.

Sono anche più frequenti nelle donne per effetto degli ormoni e la loro frequenza aumenta con l’età, al punto che il 20% delle persone ultrasessantenni ne sono affette.

In realtà, la calcolosi biliare può affliggere anche soggetti molto più giovani, addirittura in età pediatrica, sotto i 10 anni. Il sovrappeso e l’obesità sono un altro fattore predisponente, per via dell’alimentazione ipercalorica ricca di grassi assunta da queste persone.

Come si manifesta la calcolosi biliare?

Sebbene in molti casi la calcolosi biliare sia asintomatica per anni, il primo segno della sua presenza è dato dalla colica biliare. Con questo termine si intende un dolore violento, localizzato in ipocondrio destro, praticamente sotto alle costole, oppure in epigastrio la cosiddetta “bocca dello stomaco”.

In rari casi, il dolore può essere lieve e di breve durata ma, per lo più, è forte, irradiato alla spalla destra, accompagnato da sudorazione, vomito e talvolta febbre. Questo ultimo sintomo deve mettere in allarme, perché la presenza di un rialzo febbrile preceduto da brividi molto forti deve far pensare ad una infezione, la cosiddetta colecistite. In altri casi gli episodi di colica si ripetono periodicamente, soprattutto dopo l’assunzione di un pasto, limitando molto la qualità di vita dei pazienti.

ragazza accovacciata con dolore alla pancia

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi, dopo un esame clinico, non è difficile e basta un’Ecografia per confermare la presenza di una calcolosi della colecisti.

Qualora si sospetti che uno dei calcoli si sia spostato nell’epatocoledoco (il tubo di deflusso principale della bile) sarà necessario eseguire una Colangio RM. Si tratta di una particolare Risonanza Magnetica, che permette di vedere i più piccoli dettagli della via biliare e stabilire la necessità di asportarli.

Si possano prevenire i calcoli della colecisti?

Data l’origine multifattoriale della malattia, si può agire preventivamente solo in modo assai limitato, seguendo una dieta povera di calorie e a basso contenuto di grassi.

Le complicanze della calcolosi della colecisti sono molte e la più frequente è sicuramente la colecistite, che consiste nell’infezione della bile contenuta nella vescichetta biliare.

I sintomi tipici sono dolore a livello della parte destra dell’addome e vomito, come nella colia biliare, ma con l’aggiunta di febbre, anche elevata, preceduta da brividi squassanti. Si tratta di una complicanza temibile che può condurre, al pari dell’appendicite, ad una peritonite.

Quali trattamenti vengono impiegati?

Il trattamento può essere medico, con dosi elevate di antibiotici, digiuno ed infusioni di liquidi, come preferito da alcuni; altri, invece, preferiscono il trattamento chirurgico in urgenza, entro le prime 72 ore.

Il vantaggio della soluzione chirurgica è quello di ottenere la risoluzione radicale della patologia, con l’asportazione della colecisti infetta. Una temibile, ma rara, complicazione della calcolosi biliare è la comparsa di un carcinoma della colecisti, che richiede un trattamento, spesso complesso, e che comporta l’asportazione anche di parte del fegato circostante.

Anche la fistola tra colecisti e duodeno o, più raramente, con il colon o lo stomaco è una complicanza della calcolosi.

Lo stimolo infiammatorio da parte dei calcoli e le ripetute infezioni provocano la fusione della colecisti con uno degli organi vicini e la successiva creazione di un passaggio, attraverso il quale possono passare anche calcoli di grandi dimensioni. Questi, una volta raggiunto l’intestino possono ostruirlo e provocare una particolare forma di occlusione intestinale, l’ileo biliare.

Proprio per prevenire queste complicazioni così serie attualmente si tende a procedere all’asportazione chirurgica della colecisti già dopo un riscontro ecografico, prima che si evidenzino dei sintomi.

Questo vale anche per i calcoli piccoli che, proprio per le loro dimensioni, possono facilmente uscire dalla colecisti e raggiungere il dotto biliare principale, provocando l’ittero e, quindi, la necessità di un doppio intervento. A facilitare questo atteggiamento è la possibilità di eseguire l’intervento con tecniche mininvasive, in Laparoscopia. Questa tecnica permette di asportare la colecisti con delle piccole incisioni addominali, di 5-10 mm di lunghezza; questo comporta una rapida ripresa, per il ridotto dolore addominale e per la pronta ricanalizzazione intestinale, che riducono il decorso a non più di una giornata.

Per i pazienti più esigenti, soprattutto giovani donne, si può minimizzare l’impatto estetico usando strumentazioni di 2-3 mm di diametro, delle dimensioni di un grosso ago o ancora eseguire tutto l’intervento da una sola incisione nascosta dentro l’ombelico.

Chirurgia Generale a Roma