Diagnosticare la disfagia
La disfagia indica la sensazione di difficoltà nel deglutire a causa di un transito ostacolato di solidi e liquidi. Come si diagnostica?
Ce lo spiega, in questo articolo, il Dott. Giancarlo Sandri, specialista in Dietologia
Che cos’è la disfagia?
Per disfagia si intende la sensazione di incontrare difficoltà nel deglutire. Si tratta di un sintomo insidioso ed è dovuto a un calo dell’efficienza del complesso meccanismo con il quale inghiottiamo solidi e/o liquidi. Si presenta negli anziani anche senza malattie neurologiche, con una frequenza del 16%, ma è molto più frequente nelle persone affette da malattie neurologiche croniche come il Parkinson o l’Alzheimer, i quali presentano questa problematica fino al 50% dei casi.
Quali sono le conseguenze della disfagia?
Le conseguenze della disfagia possono essere gravi se non è diagnosticata precocemente in quanto i frammenti di cibo possono essere aspirati nelle vie aeree e provocare infezioni broncopolmonari. Inoltre, con il tempo, si riduce l’introito alimentare e ne deriva uno stato di malnutrizione con conseguente perdita di peso.
Come riconoscerla?
Tra i sintomi che i medici e persone conviventi non dovrebbero trascurare sono la comparsa di tosse ai pasti oppure la tendenza a mantenere a lungo il boccone nel cavo orale prima di deglutire.
A chi rivolgersi in caso di sintomi?
Se si sospetta la presenza di disfagia è importante parlarne con il medico di famiglia, che eventualmente indirizzerà il paziente verso valutazioni ed esami specialistici come l’endoscopia del tratto superiore. In presenza di disfagia, inoltre, è utile una visita di valutazione nutrizionale che permetterà di adottare gli accorgimenti dietetici atti a contrastare la malnutrizione e la polmonite, stabilendo la consistenza degli alimenti più idonea.
In alcuni casi, si renderà necessario ricorrere a supplementi nutrizionali. In generale, il trattamento di questo disturbo verrà costruito in base alle cause specifiche che ne hanno la comparsa.