L’idrocefalo normoteso è la patologia più comune tra gli over 65 dopo l’Alzheimer. Si tratta però di una demenza curabile e reversibile grazie ai passi avanti nella Neurochirurgia. Il Dott. Alessandro Perin, ci aiuta a capirne di più in questo articolo
Cos’è l’idrocefalo?
All’interno del cervello esistono delle cavità piene di liquido (simile all’acqua) e in comunicazione tra loro. Più o meno come il sistema dei grandi laghi del Nord America. Per varie ragioni, può crearsi un’ostruzione alla circolazione o al riassorbimento di questo liquido che quindi si accumula all’interno del cranio (come una diga sul fiume San Lorenzo). Il cervello non ama questa condizione e soffre (infatti si dice ancora “ti è andato in acqua il cervello”).
Come si riconosce o si sospetta una sindrome da idrocefalo?
Nell’adulto si manifesta tipicamente con tre sintomi cardine: amnesie per eventi recenti (il paziente non ricorda più cosa ha mangiato la sera precedente) fino alla demenza, incontinenza urinaria e il cammino diventa simile a quello di un ubriaco (a piccoli passi, a base allargata).
Che tipi di trattamenti esistono per questo problema?
Sicuramente il trattamento di scelta (una volta accertato che il paziente potrebbe stare meglio se riduciamo la quota di acqua nel suo cervello – una puntura lombare) è rappresentato dal deviare questo liquido cerebrale in eccesso da un’altra parte, molto spesso la cavità che contiene i visceri addominali (cavità peritoneale) oppure nell’atrio destro del cuore (derivazione ventricolo-peritoneale o ventricolo-atriale). È un intervento breve, eseguito da moltissimi anni con buon risultati. Un’alternativa, in casi selezionati, può essere rappresentata dalla terzoventricolocisternostomia endoscopica (di fatto: si pratica un foro nel pavimento di un ventricolo cerebrale con un endoscopio e si mette in comunicazione il sistema dei ventricoli cerebrali con le cisterne della base del cranio). Due modi di superare la “diga” sul fiume San Lorenzo.
E dopo l’intervento?
Se tutto va bene il paziente starà molto meglio: i sintomi regrediranno, la demenza retrocederà e con lei gli altri disturbi. Il recupero è variabile, dipende da molti fattori, non da ultimo da quanto tempo è passato dall’insorgenza dei sintomi. A volte il tubicino e la valvola che derivano il liquor verso la pancia si rompono, si ostruiscono o si infettano: in quel caso vanno sostituiti. Nel caso del trattamento endoscopico invece, il foro nel pavimento del ventricolo può richiudersi e non permettere più uno scarico alternativo al liquor in eccesso; bisogna quindi rivalutare il caso e decidere se ripetere l’endoscopia o mettere una derivazione.