Incubi e paure notturne: le parasonnie più comuni

Incubi e paure notturne: le parasonnie più comuni

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: TOP DOCTORS® il 11/02/2023

I migliori esperti in Neurologia ci parlano dei problemi del sonno, ci spiegano che cosa sono le parasonnie, gli incubi ed i terrori notturni, e le differenze fra questi disturbi.

 

Le parasonnie sono una serie di disturbi del sonno, cioè delle alterazioni della condotta di un paziente mentre dorme. Fra le parasonnie più comuni troviamo gli incubi ed i terrori notturni.

 

Gli incubi

Gli incubi sono un disturbo molto frequente durante l’infanzia, e colpiscono fra il 10 e il 50% dei bambini fra il 3 ed i 6 anni d’età. Si verificano durante la fase REM, nella seconda metà della notte. Si tratta di sogni dai contenuti orribili, che svegliano chi ne soffre. È molto frequente svegliarsi di colpo con una sensazione di ansia ed agitazione, palpitazioni e respiro affannoso. È normale ricordare perfettamente l’incubo.

Se l’incubo è molto inteso e recidivo, può avere effetti negativi sulla vita e la salute del paziente. Infatti, nonostante siano più comuni durante l’infanzia, possono verificarsi anche in età adulta. Se si conduce una vita stressante, il problema può peggiorare.

Il trattamento prevede l’utilizzo di tecniche di rilassamento, e le basi psicologiche per affrontare di petto le proprie paure. Il problema può sparire rapidamente, se curato a dovere.

 

I Pavor Nocturnos (terrori notturni)

Anche i terrori notturni sono comuni durante l’infanzia, fra i 3 ed i 5 anni d’età. Di solito, scompaiono una volta superata l’adolescenza, essendo molto poco frequenti negli adulti.

I bambini che soffrono di questo disturbo si svegliano durante la 3º o la 4º fase del sonno. Molto spesso, si svegliano gridando ed in totale stato di confusione. Inoltre, appaiono sintomi come tachicardia o eccessiva sudorazione. I genitori si renderanno conto che il bambino non è realmente cosciente, e che non sarà in grado di ricordare il contenuto del sogno.

 

 

 

 

Articolo scritto con la collaborazione del Dottor García-Borreguero, Neurologo

Neurologia