L’importanza del PSA per lo screening del cancro alla prostata
Già direttore della Struttura Complessa di Urologia di Civitanova Marche e coordinatore dell’Associazione degli urologi e degli Andrologi delle Marche e della sezione Marche Emilia Romagna e San Marino della Società Italiana di Andrologia, il Dott. Enrico Caraceni, specialista in Urologia e Andrologia, ci spiega che cos’è il PSA e perché si è iniziata a usare per lo screening del cancro alla prostata
Qual è l’incidenza del cancro alla prostata nel mondo?
Il cancro della prostata a tutt’oggi è la neoplasia più frequente nell’uomo e la terza causa di morte per neoplasia nel sesso maschile. In Europa ogni anno vengono effettuate 450.000 nuove diagnosi di questa malattia e la sua prevalenza è di 2.500.000 persone affette: questo significa che in Europa 1 maschio su 7 svilupperà un cancro della prostata, e di questi 107.000 ne moriranno (intorno al 5%). In Italia ogni anno muoiono 7.500 uomini a causa di questa malattia. Questi numeri da un lato mostrano chiaramente la elevata incidenza (frequenza) della malattia e dall’altro ne evidenziano la scarsa aggressività.
Tuttavia, il cancro della prostata non è costituito da un solo pattern di malattia, bensì da una famiglia costituita da malattie: alcune scarsamente aggressive, dette indolenti; altre dal comportamento incerto; e infine da un terzo gruppo di malattie altamente aggressive, assolutamente capaci di determinare la morte per neoplasia prostatica dello sfortunato portatore in poco tempo.
Che cos’è il PSA e perché è importante in caso di cancro alla prostata?
Nel 1970 il Dr Richard Albin scoprì che il dosaggio ematico di una proteina prodotta dalla prostata, la cui funzione è di liquefare il seme maschile, era in grado di correlarsi con la presenza di carcinoma prostatico e fu deciso di impiegarla come marker. La proteina era il PSA, ovvero l’antigene prostatico specifico che, al contrario del nome, non era specifico per il cancro della prostata ma per qualsiasi patologia prostatica benigna o meno.
Sono sufficienti infezioni delle basse vie urinarie, un recente rapporto sessuale o perfino una lunga biciclettata per determinarne un incremento significativo.
L’era del dosaggio del PSA
Nonostante il PSA non fosse specifico per il cancro alla prostata, è stato a lungo impiegato negli screening di massa che partirono nella cosiddetta “era del dosaggio del PSA” (1991-2008), caratterizzata da grande entusiasmo e iniziata subito dopo la scoperta di questa proteina.
Gli screening hanno ottenuto un notevole incremento dell’aspettativa di vita in questi pazienti: la mortalità si è ridotta di oltre il 53%, e contemporaneamente si è ridotta di oltre l’80% la quota di pazienti già metastatici alla diagnosi.
Questo periodo è però destinato a finire a causa di alcuni limiti, di cui parleremo nel prossimo articolo.
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