Protesi d’anca: esecuzione e recupero post-intervento

Pubblicato il: 24/07/2023 Editato da: Sharon Campolongo il 24/07/2023

L’intervento di protesi d’anca attraverso accesso anteriore mininvasivo consente un rapido recupero post-intervento, dando al paziente la possibilità di ritornare alla vita quotidiana senza dolore. Approfondiamo questo argomento con il Dott. Davide Pennazzato, specialista in Ortopedia e Traumatologia

Quando ricorrere alla protesi d’anca?

Generalmente, si ricorre alla protesi d’anca quando il paziente presenta coxartrosi, ossia l’artrosi che colpisce l’anca.

Prima di sottoporsi a tale intervento, è fondamentale che lo specialista faccia un’accurata valutazione clinica e anamnestica, in cui si considerano le condizioni generali del paziente come l’età, il sesso e le richieste funzionali. Inoltre, si valuta l’andatura del paziente, l’atteggiamento del bacino e le possibili patologie legate al ginocchio o al rachide.

Dopodiché si realizza una valutazione radiografica del bacino grazie a cui è possibile creare una pianificazione protesica pre-operatoria per il ripristino della normale biomeccanica dell’anca. Infatti, in questo modo si può scegliere il tipo di impianto e il suo posizionamento.

signore fa riabilitazione dopo intervento di protesi d'anca

Come si esegue l’intervento?

La tecnica utilizzata è quella dell’accesso anteriore mininvasivo, che è adatto per i pazienti di tutte le età.

Questo tipo di intervento permette di inserire correttamente le componenti protesiche e di minimizzare il traumatismo chirurgico.

Infatti, tale procedura sfrutta l’interstizio naturale tra il muscolo sartorio ed il tensore della fascia lata.

Quali sono i benefici di tale procedura?

Questo intervento presenta molteplici vantaggi per il paziente:

  • Ritorno ad una vita normale in tempi brevi
  • Minore ospedalizzazione
  • Presenza di meno dolore e ridotto trauma chirurgico
  • Mobilizzazione precoce e movimenti completi dell’articolazione dell’anca
  • Riabilitazione più rapida
  • Ridotti rischi di lussazione
  • Nessuna restrizione delle attività dal giorno dell’intervento

Inoltre, ci sono degli elementi che beneficiano anche il chirurgo:

  • Facile posizionamento del paziente sul tavolo operatorio;
  • Posizione supina del paziente che permette un miglior controllo della funzionalità cardiocircolatoria e respiratoria;
  • Miglior controllo della lunghezza degli arti;
  • Nessuna necessità di staccare i muscoli dall’osso.

Cosa succede dopo l’intervento?

Il giorno dopo l’intervento i pazienti devono iniziare a camminare per piccole distanze con l’ausilio di stampelle.

La dimissione dall’ospedale avviene dopo 4-5 giorni, poiché i pazienti saranno già in grado di camminare in autonomia con l’uso di stampelle.

Passate le tre settimane dopo un periodo di riabilitazione i pazienti sono quasi del tutto autonomi, tenendo sempre in considerazione le condizioni di salute di ogni paziente.

La probabilità di incorrere in una lussazione o un’infezione è molto bassa.

La cicatrice è meno visibile rispetto a quella creatasi dalla chirurgia tradizionale.

La tecnica “Bikini”: quali sono le differenze?

Per tecnica “Bikini” ci si riferisce a quell’approccio chirurgico in cui l’incisione avviene nella piega inguinale invece di una linea diretta che parte dall’inguine e termina nella coscia.

Ovviamente, nella tecnica “Bikini” la cicatrice è meno vistosa, perché si rispettano le pieghe della pelle e si può nascondere sotto lo slip.

Ortopedia e Traumatologia a Milano

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