L’intervento di protesi d’anca attraverso accesso anteriore mininvasivo consente un rapido recupero post-intervento, dando al paziente la possibilità di ritornare alla vita quotidiana senza dolore. Approfondiamo questo argomento con il Dott. Davide Pennazzato, specialista in Ortopedia e Traumatologia
Quando ricorrere alla protesi d’anca?
Generalmente, si ricorre alla protesi d’anca quando il paziente presenta coxartrosi, ossia l’artrosi che colpisce l’anca.
Prima di sottoporsi a tale intervento, è fondamentale che lo specialista faccia un’accurata valutazione clinica e anamnestica, in cui si considerano le condizioni generali del paziente come l’età, il sesso e le richieste funzionali. Inoltre, si valuta l’andatura del paziente, l’atteggiamento del bacino e le possibili patologie legate al ginocchio o al rachide.
Dopodiché si realizza una valutazione radiografica del bacino grazie a cui è possibile creare una pianificazione protesica pre-operatoria per il ripristino della normale biomeccanica dell’anca. Infatti, in questo modo si può scegliere il tipo di impianto e il suo posizionamento.
Come si esegue l’intervento?
La tecnica utilizzata è quella dell’accesso anteriore mininvasivo, che è adatto per i pazienti di tutte le età.
Questo tipo di intervento permette di inserire correttamente le componenti protesiche e di minimizzare il traumatismo chirurgico.
Infatti, tale procedura sfrutta l’interstizio naturale tra il muscolo sartorio ed il tensore della fascia lata.
Quali sono i benefici di tale procedura?
Questo intervento presenta molteplici vantaggi per il paziente:
- Ritorno ad una vita normale in tempi brevi
- Minore ospedalizzazione
- Presenza di meno dolore e ridotto trauma chirurgico
- Mobilizzazione precoce e movimenti completi dell’articolazione dell’anca
- Riabilitazione più rapida
- Ridotti rischi di lussazione
- Nessuna restrizione delle attività dal giorno dell’intervento
Inoltre, ci sono degli elementi che beneficiano anche il chirurgo:
- Facile posizionamento del paziente sul tavolo operatorio;
- Posizione supina del paziente che permette un miglior controllo della funzionalità cardiocircolatoria e respiratoria;
- Miglior controllo della lunghezza degli arti;
- Nessuna necessità di staccare i muscoli dall’osso.
Cosa succede dopo l’intervento?
Il giorno dopo l’intervento i pazienti devono iniziare a camminare per piccole distanze con l’ausilio di stampelle.
La dimissione dall’ospedale avviene dopo 4-5 giorni, poiché i pazienti saranno già in grado di camminare in autonomia con l’uso di stampelle.
Passate le tre settimane dopo un periodo di riabilitazione i pazienti sono quasi del tutto autonomi, tenendo sempre in considerazione le condizioni di salute di ogni paziente.
La probabilità di incorrere in una lussazione o un’infezione è molto bassa.
La cicatrice è meno visibile rispetto a quella creatasi dalla chirurgia tradizionale.
La tecnica “Bikini”: quali sono le differenze?
Per tecnica “Bikini” ci si riferisce a quell’approccio chirurgico in cui l’incisione avviene nella piega inguinale invece di una linea diretta che parte dall’inguine e termina nella coscia.
Ovviamente, nella tecnica “Bikini” la cicatrice è meno vistosa, perché si rispettano le pieghe della pelle e si può nascondere sotto lo slip.