Protesi di spalla: quando è il momento giusto per l’intervento?

Pubblicato il: 21/10/2024 Editato da: Veronica Renzi il 21/10/2024

Se soffri di un dolore persistente alla spalla che non si attenua con l’assunzione di farmaci antidolorifici o con la fisioterapia e la funzionalità articolare è notevolmente limitata, potresti aver bisogno di una protesi di spalla. In questo breve vademecum, ti guideremo attraverso i principali sintomi che indicano che è giunto il momento di considerare un intervento di sostituzione articolare, illustrandoti, in modo chiaro e semplice, quando e perché optare per questa soluzione.

Cosa provoca il dolore alla spalla?

Un dolore cronico alla spalla può essere causato da diverse patologie tra cui le affezioni artritiche, le lesioni estese della cuffia dei rotatori, l’instabilità articolare o come sequela di traumi fratturativi dell’omero e della scapola. Se la cartilagine che riveste e protegge le articolazioni si consuma, le ossa e le superfici articolari iniziano a “sfregare” tra loro in modo improprio, causando dolore e rigidità.

Quando considerare una protesi di spalla

Non tutte le affezioni che coinvolgono la spalla richiedono un intervento chirurgico. Tuttavia, se i trattamenti conservativi come la fisioterapia, le infiltrazioni articolari, i farmaci antidolorifici non funzionano più e il dolore limita fortemente le tue attività quotidiane, potrebbe essere giunto il momento di parlare e incontrare un chirurgo ortopedico. I segni principali che devono allarmare una persona sono:

  • Dolore costante che non migliora con il riposo.
  • Perdita di mobilità: non riesci a sollevare il braccio o fare movimenti semplici.
  • Limitazione nelle attività quotidiane, come lavarsi, vestirsi o sollevare oggetti leggeri.

Quali sono i vantaggi di una protesi di spalla?

La sostituzione dell’articolazione gleno-omerale usurata con una protesi di spalla presenta numerosi benefici:

  • Sollievo dal dolore: il primo e più immediato beneficio.
  • Recupero della funzionalità: potrai tornare a svolgere attività quotidiane con maggiore facilità.
  • Miglioramento della qualità della vita: il ritorno alla normale mobilità migliora l’umore e la capacità di vivere in modo attivo.

Oltre ai segni clinici, le affezioni che coinvolgono la spalla vengono sempre documentate attraverso esami strumentali (Radiografie, TC o risonanze magnetiche) che permettono di valutare la gravità del quadro clinico e pianificare l’intervento chirurgico nel migliore dei modi.

Quali sono le tipologie di protesi di spalla utilizzate maggiormente?

L’intervento di protesi di spalla comporta la sostituzione, parziale o totale, delle componenti anatomiche scapolo-omerali usurate con impianti metallici e componenti in polietilene che riproducono una motilità articolare molto simile a quella fisiologica. Gli impianti metallici e i componenti in polietilene presentano dimensioni progressive in relazione alla morfologia del paziente e possono essere cementati o meno a seconda della qualità ossea dello stesso. Nel caso di soggetti relativamente giovani e con buona qualità ossea generalmente si utilizzano impianti protesici non cementati con fissazione meccanica (press-fit). Al contrario, in presenza di pazienti anziani con qualità ossea scadente si preferisce la fissazione delle componenti protesiche con cemento.

In base ai segmenti anatomici sostituiti, le protesi di spalla vengono così classificate:

  • Protesi di spalla di rivestimento o “emicefalica”: questo tipo di protesi prevede la sostituzione selettiva della cartilagine articolare della testa omerale con una sorta di cupola metallica priva di stelo; trova indicazione in presenza di lesioni osteocondrali focali della cartilagine articolare della testa omerale, esiti di fratture articolari e integrità delle rimanenti componenti anatomiche sono preservate (Fig.1). I pazienti sono generalmente giovani e molto attivi.
  • Endoprotesi di spalla: questo tipo di protesi prevede l’utilizzo della sola componente omerale (stelo e testa semisferica metallica); trova indicazione quando la testa omerale è gravemente compromessa mentre le rimanenti componenti anatomiche sono preservate (Fig.2). I pazienti sono generalmente di età avanzata con fratture complesse.
  • Protesi totali di spalla anatomiche (artroprotesi): in questo tipo di protesi vengono sostituite sia la testa omerale che la cavità glenoidea (stelo, testa semisferica metallica e componente glenoidea, generalmente in polietilene, con base d’impianto metallica); trova indicazione nei casi di necrosi vascolare della testa omerale o nell’artrosi concentrica di spalla (Fig.3). I pazienti devono presentare una cuffia dei rotatori integra e attiva.
  • Protesi inverse di spalla (artroprotesi inverse): in questo tipo di protesi vengono sostituite sia la testa omerale che la cavità glenoidea invertendo le superfici dell’articolazione gleno-omerale (stelo, metafisi omerale concava e superficie glenoidea sferica, generalmente in polietilene, con base d’impianto metallica); trova indicazione nei casi di revisione di precedenti impianti protesici, nell’artrosi eccentrica di spalla indotta da lesioni croniche della cuffia dei rotatori o da complesse fratture omerali (Fig.4).

Quale anestesia è necessaria e quanto dura un intervento di protesi di spalla?

Attualmente questa procedura viene eseguita sia in anestesia generale che in anestesia loco-regionale a cui può essere associata una sedazione per il confort del paziente (anestesia combinata). L'intervento chirurgico dura mediamente 60 minuti e richiede una degenza ospedaliera di circa 5 giorni.

Quanto dura il recupero post-operatorio?

La riabilitazione dopo l'intervento dura dai 3 ai 6 mesi. Si inizia con esercizi passivi seguiti da allenamenti attivi per riprendere forza e mobilità. Anche se il percorso è impegnativo, il risultato è generalmente molto gratificante.

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