L’emicrania è un disturbo molto comune, rappresenta per frequenza la terza malattia al mondo, è spesso invalidante ed ha un grande impatto sociale ed economico. È più frequente nelle donne e colpisce solitamente la popolazione giovane al di sotto dei 50 anni.
Nelle donne si può manifestare esclusivamente nel periodo mestruale (prima, durante e dopo il ciclo o per tutto il periodo). Il dolore è, almeno all’insorgenza, unilaterale solitamente alle tempie o alla fronte ed all’occhio, di tipo pulsante che si può accompagnare a nausea, vomito, fotofobia, fonofobia che possono accentuare l’intensità del dolore. La durata del dolore è variabile da 4 a 72 ore.
Quali tipi di cefalea esistono?
Le cefalee vengono distinte in due grandi gruppi:
- Cefalee primarie
- Cefalee secondarie
Le cefalee primarie sono così dette in quanto non sono causate da altre patologie
Ne fanno parte:
- Emicrania
- Cefalea muscolo-tensiva
- Cefalee autonomiche trigeminali
Questo tipo di cefalea viene denominata emicrania comune o senz’aura.
Esiste però anche una emicrania con aura. Il dolore si può associare a sintomi che di solito precedono l’attacco emicranico. Sono disturbi visivi o sensitivi tipo formicolii o disturbo della parola e del linguaggio o addirittura a deficit motori finno alla paralisi di un arto o di un lato del corpo. Tutti questi sintomi sono transitori e regrediscono completamente.
Esiste una forma di emicrania detta emiplegica, familiare di origine genetica. È rara e si accompagna alla paralisi completa di un lato del corpo.
Merita un cenno anche l’emicrania posteriore o vestibolare in cui il dolore è prevalentemente posteriore e si associa a vertigini ed è prevalente nel sesso femminile
La cefalea tensiva
La cefalea tensiva è una condizione i cui meccanismi che sono alla base del dolore non sono ancora conosciuti. A scatenare il dolore possono essere vari fattori quali la stanchezza, l’ansia, anomalie posturali e si associa ad una dolorabilità di tutti i muscoli pericranici ed anche del collo e della spalla e possono essere scatenati anche da piccoli movimenti del capo e del collo.
È un tipo di cefalea molto frequente, dal 30 al 78% della popolazione, con notevole impatto socio-economico.
Se ne distingue una forma episodica che nella maggioranza dei casi non necessita di una terapia se non di un farmaco sintomatico se il dolore è intenso, ed una forma cronica caratterizzata da una frequenza molto elevata.
È importante distinguere la cefalea tensiva da una emicrania senza aura, anche se a volte i due disturbi possono coesistere, per una corretta impostazione terapeutica.
In genere il tipo di dolore è diverso: pulsante o martellante nell’emicrania, gravativo-costrittivo nella cefalea tensiva. È diversa la sede: temporale, frontale, periorbitaria nell’emicrania, e di solito colpisce un solo lato, mentre nella cefalea tensiva il dolore si localizza a tutto il capo o in sede occipitale e nucale. Nella cefalea tensiva si possono associate sintomi quali la nausea ed il vomito ma sono meno intensi e frequenti, ci può essere fotofobia e fonofobia, ma mentre nell’emicrania ci possono essere entrambi, nella tensiva si manifesta o la fotofobia o la fonofobia. Nella cefalea tensiva la durata del dolore è solitamente maggiore e meno responsiva ai farmaci.
Un attacco emicranico può essere scatenato anche da alimenti tipo alcool, cioccolato, insaccati; può essere scatenato da deprivazione di sonno o da disturbi del sonno, da pasti abbondanti serali.
La cefalea tensiva può essere scatenata anche da esposizioni a freddo, ansia, stress, stanchezza psicofisica, posture non corrette.
Altri tipi di cefalea
- Cefalee nell’infanzia
- Cefalee autonomico trigeminali tra le quali ricordiamo la cefalea a grappolo e l’Hemicrania parossistica caratterizzate da dolore molto intenso, unilaterale che si localizza alla regione orbitaria, sovraorbitaria, temporale che si accompagna a lacrimazione dallo stesso lato del dolore, rinorrea e sudorazione della fronte, miosi, ptosi. Rispondono bene all’indometacina
- Altre cefalee primarie sono la cefalea da sforzo fisico, da attività sessuale, da tosse.
- Alcune sindromi che possono essere accomunate all’emicrania e che si manifestano prevalentemente nell’infanzia sono: il vomito ciclico, il torcicollo parossistico benigno e la vertigine parossistica
Le cefalee secondarie invece vengono dette così in quanto sono il sintomo di altra patologia:
- Cefalea causate da lesioni occupanti spazio, tipo tumori, cisti, ascessi
- Cefalee legate ad un aumento della pressione intracranica (lesioni occupanti spazio, idrocefalo, lesioni vascolari arteriose e venose
- Cefalee secondarie ad infezioni del sistema nervoso centrale: meningiti, encefaliti, ascessi.
- Cefalee secondarie ad infezioni sistemiche (infezioni virali o batteriche)
- Cefalee da causa infiammatoria non cerebrale: otiti, sinusiti, infezioni dentarie o in generale dell’apparato orale)
- Cefalee in corso di patologie autoimmuni
- Cefalee legate a patologia vascolare cerebrale: Ischemie, emorragie, malformazioni vascolari
- Cefalee legate a trauma cranico o cervicale (colpo di frusta)
- Cefalee da Harnold Chiari
- Cefalea provocata da crisi epilettica
- Cefalea secondaria all’uso di sostanze: alcuni alimenti, droghe, farmaci
- Cefalee possono essere riscontrate anche in corso di malattie endocrine (ipotiroidismo), digiuno, ipertensione arteriosa o ipossia cerebrale e/o ipercapnia (cefalee da montagna a quote alte, viaggi aerei, apnee del sonno o da immersione.
- Cefalee che si riscontrano in alcuni disturbi psichiatrici (ansia con somatizzazione, depressione o psicosi)
- Cefalee da interessamento dei nervi cranici di cui la più conosciuta è la nevralgia del trigemino che spesso però è confusa con altri tipi di cefalee o algie facciali.
Nella maggioranza dei casi il mal di testa, che è un sintomo abbastanza comune, regredisce spontaneamente anche senza ricorso a farmaci e in questi casi non è necessario consultare il medico.
Quando è necessario consultare un medico?
Il medico va interpellato se il dolore è persistente e non regredisce con i farmaci:
- se si associa ad altri sintomi tipo nausea, vomito, vertigini o disturbi dell’equilibrio e dell’andatura, disturbi visivi, deficit motori, disturbo della parola;
- se, in soggetti che già soffrono di cefalea, il dolore si modifica e si presenta con caratteristiche diverse;
- se si manifesta per la prima volta dopo i 50 anni di età;
- se si manifesta acutamente ed in maniera violenta ed intensa (a rombo di tuono);
- se si associa a febbre o stati di debilitazione organica;
- se si manifesta associato a disturbi comportamentali o cambiamenti di umore;
- se contemporaneamente compaiono disturbi della concentrazione, dell’attenzione e della memoria.
Tali sintomi possono far pensare ad una origine secondaria del mal di testa, ossia tumori, emorragie cerebrali, processi infettivi o infiammatori.
Diagnosi della cefalea
Nella maggioranza dei casi la diagnosi del tipo di cefalea viene posta con una precisa raccolta dell’anamnesi e un accurato esame obiettivo neurologico compreso esame del fondo oculare. È pertanto necessario interrogare bene il paziente e farsi spiegare bene le caratteristiche del dolore, la localizzazione, i tempi di insorgenza, la durata, il tipo di dolore, l’associazione con eventuale altra sintomatologia. Spesso non sono necessarie indagini.
Se invece dalla visita emergono sintomi o segni di una possibile lesione neurologica, si procede ad indagini di cui il gold standard sono le neuroimmagini (TC cranio ed RNM encefalo). In alcuni casi sono necessari indagini vascolari come TSA, angioTAC o ANGIORNM) ed EEG nei casi in cui bisogna procedere ad una diagnostica differenziale tra emicrania e crisi epilettica o quando la cefalea si accompagna a stato confusionale o comunque ad una alterazione dello stato di coscienza
se si sospetta una meningite o meningoencefalite è necessario fare un esame del liquor per cui bisogna praticare una rachicentesi (puntura lombare). In tal caso il paziente va ricoverato.
A volte bisogna avvalersi anche di una consulenza dell’oculista per un esame approfondito del fondo oculare e per escludere cause oculari della cefalea tipo il glaucoma o dell’otorinolaringoiatra o dell’odontoiatra per escludere possibili cause di cefalea riferibili a sinusiti, otiti o dentarie.
Come si trattano le cefalee?
La maggioranza delle cefalee regrediscono con assunzione di analgesici comuni quali paracetamolo o FANS.
Le emicranie rispondono bene ad analgesici comuni (paracetamolo, FANS), ai triptani, ergotamina e derivati, mentre per la prevenzione si ricorre a calcio-antagonisti, beta bloccanti, antiepilettici. Nelle forme resistenti e severe si può prendere in considerazione l’uso degli anticorpi monoclonali.
Le cefalee tensive rispondono ad analgesici comuni, antinfiammatori, miorilassanti. A volte è necessario l’uso di antidepressivi ed ansiolitici e/o psicoterapia
La cefalea a grappolo risponde bene all’indometacina.