Uno dei tumori primitivi: l’osteosarcoma

Uno dei tumori primitivi: l’osteosarcoma

Editato da: Monica Fato il 24/03/2023

Fortunatamente, l’osteosarcoma non è un tumore molto comune. Ma che cos’è e come si manifesta? Scopriamolo insieme al Dott. Gianluca Bisinella, specialista in Ortopedia e Traumatologia

Osteosarcoma: di che tipo di neoplasia si tratta e quanto è diffusa in Italia?

I tumori ossei più frequenti sono le metastasi ossee: si tratta di tumori secondari a tumori presenti in altri organi che intaccano secondariamente le ossa. L’osteosarcoma è un tumore primitivo cioè un tumore che nasce primariamente all’interno dell’osso. A differenza delle metastasi i tumori primitivi dell’osso non sono molto frequenti. Si calcola che l’incidenza dei tumori primitivi dell’osso sia di un caso ogni 100.000 abitanti. Di questi l’osteosarcoma è il più frequente di tutti e rappresenta circa il 25% dei tumori primitivi dell’osso.
Può colpire qualsiasi segmento osseo ma le ossa più colpite in assoluto sono il femore soprattutto nella sua parte più bassa e la tibia soprattutto nella sua parte più alta quindi diciamo che sono tumori che si localizzano più frequentemente intorno al ginocchio. 

Quali sono i sintomi più frequenti e quali sono le persone più colpite?

I sintomi sono rappresentati dalla presenza di:

  • Dolore molto importante anche notturno;
  • Tumefazione dura che aumenta il volume dell’arto.

La fascia di età più colpita è quella adolescenziale, ci sono casi anche in età pediatrica e a volte anche nell’età adulta.

Come si esegue la diagnosi?

Per la diagnosi è in genere sufficiente eseguire una radiografia poi verranno eseguiti esami di secondo livello come una TAC e una Risonanza Magnetica. Vanno a completare la diagnostica anche una TAC di stadiazione a livello del torace e dell’addome o una PET TAC per escludere localizzazioni a distanza del tumore. La diagnosi finale viene comunque eseguita tramite una biopsia.

Attualmente, nella maggior parte dei casi, si esegue un’agobiopsia. Tale esame consiste in realizzare in anestesia un piccolo taglio di circa mezzo centimetro, attraverso il quale si entra con un ago per prelevare una piccola carotina di tessuto, che viene inviato in laboratorio con lo scopo di eseguire la diagnosi.

Quali sono le possibili terapie?

Una volta ottenuta la diagnosi è necessario prima dell’intervento chirurgico eseguire un ciclo di chemioterapia allo scopo di evitare la diffusione del tumore verso altri organi vitali. Dopo la chemioterapia viene eseguito l’intervento chirurgico che nella maggior parte dei casi, circa il 90%, è un intervento di tipo conservativo, cioè viene portato via il tumore con margini ampi ma, al tempo stesso, il difetto osseo viene ricostruito con delle protesi dedicate, che vengono costruite su misura al momento dell’intervento. In rari casi, circa il 10%, non è possibile eseguire un intervento di ricostruzione per cui bisognerà ricorrere all’amputazione dell’arto. Dopo l’intervento è necessario completare la cura con un ulteriore ciclo di chemioterapia. La combinazione di chemioterapia e chirurgia ha aumentato di molto la aspettativa di vita. Ad oggi, se il tumore ha risposto bene alla chemioterapia, la sopravvivenza a cinque anni è del 90%.

Ortopedia e Traumatologia a Monselice