Prevenire le complicanze del piede diabetico

Prevenire le complicanze del piede diabetico

Editato da: Marta Buonomano il 14/12/2023

Il nostro esperto in Cardiologia ci spiega in che modo intervenire per evitare le spiacevoli complicanze date dal piede diabetico

I numeri del diabete

Secondo le ultime stime, entro il 2030 il diabete avrà colpito in tutto il mondo almeno 500 milioni di individui. Si tratta di dati estremamente realistici se si considera che solo nella regione Liguria, fino ad un paio di anni fa, i soggetti affetti da diabete erano ben 92 mila. La malattia già di per sé rappresenta una delle più subdole, ma ciò che la rende spesso letale sono le complicanze che la seguono.

Le complicanze della patologia

piede

Il piede diabetico rappresenta una delle peggiori e anche la più frequente tra queste. La patologia diabetica può infatti provocare la stenosi e l’occlusione delle arterie delle gambe, fenomeno che comporta una riduzione sempre più importante del sangue e dell’ossigeno che arriva a queste aree periferiche. A conseguenza di ciò la malattia può presentarsi in seguito al crollo delle fibre nervose o delle arterie dell’arto interessato, così come per un’infezione. Se la problematica non viene fermata, il disturbo peggiorerà fino a rendere necessaria l’amputazione dell’arto affetto, provocando una chiara ricaduta non solo dal punto di vista sociale ma anche economico, dal momento che diventano necessarie cure e ricoveri più lunghi, nonché strutture specializzate.

Una tecnica per guarire il piede diabetico

Grazie all’introduzione dell’angioplastica percutanea, i vasi malati possono però oggi essere curati, salvando ogni anno il 92% dei casi di piede diabetico. Per fare ciò, il trattamento si focalizza in primo luogo sulla ricostruzione del flusso sanguineo agli arti colpiti da ostruzione, per evitare quanto possibile di dover ricorrere all’amputazione. Infatti, tanto estesa è l’area soggetta a chirurgia, tanto maggiore sarà il tasso di complicanze e mortalità a breve termine per quel soggetto. Solo attraverso il lavoro di una squadra composta da più esperti (diabetologo, ortopedico, fisioterapista, chirurgo vascolare etc.) sarà possibile evitare questa evenienza.

In che cosa consiste l’angioplastica?

ragazza che si tocca le gambe

Attraverso l’angioplastica eseguita in anestesia locale, diventa dunque possibile ristabilire il corretto afflusso sanguigno all’arto, con un tasso di successo altissimo. La tecnica consiste nell’applicazione non chirurgica tramite catetere e palloncino di uno stent metallico che riapra il passaggio nell’arteria ostruita e che la renda più resistente. Per raggiungere il punto interessato dalla problematica si può accedere da un’arteria del bacino, del polso o del gomito. Possono essere curate con questa tecnica tanto l’arteria iliaca (inguine), quanto quella poplitea (sopra il ginocchio). Si rendono invece necessari interventi più complessi e lunghi per quelle lesioni arteriose che si individuano al di sotto del ginocchio e che nei casi più gravi possono affliggere anche tutti i vasi sanguigni dell’arto.

Possibile anche per chi soffre di malattie renali

In ogni caso, prima di poter operare è indispensabile eseguire tutti gli esami diagnostici del caso che includono lo studio completo dei vasi malati. Per i pazienti che soffrono di disturbi renali si è soliti seguire un protocollo particolare di idratazione e cercare di allontanare gli effetti dei mezzi di contrasto. Per fare ciò, si impiega un liquido di contrasto a gas, solitamente anidride carbonica, che una volta in circolo si legherà al ferro dei globuli rossi rendendosi visibile ai monitor. Il gas verrà poi rilasciato naturalmente attraverso la respirazione, senza così incidere sulla funzione renale.

Cardiologia a Rapallo