Ablazione della fibrillazione atriale: di cosa si tratta?
L'impattante diffusione della fibrillazione atriale, un'aritmia che influisce notevolmente sulla salute di chi ne è affetto, ha spinto la ricerca di terapie efficaci per il ripristino del ritmo cardiaco normale. Le terapie mediche convenzionali spesso non forniscono risultati soddisfacenti, stimolando la necessità di approcci innovativi. Negli anni '90, è emersa l’ablazione come possibile soluzione, mirando a eliminare le cellule e i tessuti cardiaci responsabili della fibrillazione atriale. Tuttavia, le prime metodiche chirurgiche comportavano rischi significativi, portando allo sviluppo di tecniche transcatetere, che si sono rivelate un passo avanti rivoluzionario. Approfondiamo l'argomento con il Dott. Stefano Grossi, Cardiologo, Aritmologo ed Elettrofisiologo Interventista a Torino
Chi può sottoporsi all'ablazione della fibrillazione atriale?
L'ablazione è raccomandata per pazienti con fibrillazione atriale che non rispondono ai farmaci antiaritmici o che non possono assumerli. In alcuni casi, può essere considerata come prima strategia terapeutica per coloro che preferiscono evitare terapie farmacologiche a lungo termine. Tuttavia, non è indicata per pazienti con malattia atriale avanzata, gravi comorbilità o età avanzata.
La procedura di ablazione
L'ablazione si concentra sull'eliminazione delle cellule che innescano e sostengono la fibrillazione atriale, localizzate nell'atrio sinistro, specialmente intorno agli sbocchi delle vene polmonari. L'obiettivo principale è la disconnessione o l'isolamento delle vene polmonari. Questo processo può essere effettuato utilizzando diverse metodiche e forme di energia, tra cui la radiofrequenza, l'energia elettrica pulsata e la crioenergia.
Innovazioni nella procedura
Per i casi più avanzati, in cui l'ablazione transcatetere non è sufficiente, il dottor Stefano Grossi ha sviluppato una tecnica di ablazione endo-epicardica. Questo approccio, eseguito per la prima volta nel 2022 presso l'Ospedale Mauriziano di Torino, coinvolge l'utilizzo di un sistema Lariat per eseguire l'ablazione sulla superficie interna ed esterna del cuore, eliminando tessuti altrimenti inaccessibili.
Risultati e impatto sulla qualità della vita
L'ablazione transcatetere mostra un mantenimento stabile del ritmo sinusale nel 70-80% dei pazienti con fibrillazione atriale parossistica e nel 60-70% dei pazienti con forme persistenti. Questi risultati riducono significativamente la mortalità, l'ospedalizzazione, l'incidenza di ictus e demenza, migliorando la qualità di vita generale. Nei pazienti con cardiopatia e scompenso cardiaco, l'impatto positivo è ancora più evidente.
Terapia anticoagulante e ablazione
Prima dell'ablazione, i pazienti devono seguire una terapia anticoagulante orale per almeno un mese. Questa precauzione mira a evitare la formazione di coaguli durante la procedura. La terapia anticoagulante viene protratta per tre mesi dopo l'ablazione, con valutazione continua del rischio tromboembolico.
Procedure in sedazione profonda e recupero
Il dottor Stefano Grossi è stato tra i primi in Italia a eseguire procedure di ablazione in sedazione profonda, con oltre 5000 casi. Nonostante il paziente rimanga cosciente, l'approccio consente di eseguire la procedura senza dolore o ansia. Il recupero è rapido, con il paziente dimesso il giorno successivo alla procedura.
Una nuova speranza per chi soffre di fibrillazione atriale
L'ablazione della fibrillazione atriale emerge come un'opzione terapeutica avanzata, offrendo risultati promettenti nel mantenimento del ritmo sinusale e miglioramento della qualità della vita. Innovazioni come l'ablazione endo-epicardica aprono nuove prospettive, offrendo speranza a coloro che affrontano questa complessa condizione cardiaca.