L’intervento di artroprotesi prevede la sostituzione dell’articolazione dell’anca mediante impianti in metallo e superfici articolari in metallo e polietilene o ceramica. Tali protesi possono essere fissate allo scheletro mediante cemento o mediante ancoraggio diretto all’osso. Ne parla il Prof. Cosimo Tudisco, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Roma
Quando è necessario un intervento di artroprotesi di anca?
Le patologie più comuni che portano ad intervento di artroprotesi di anca sono:
- Artrosi primaria dell’anca;
- Degenerazione secondaria dell’anca in esito a patologie reumatiche (es. artrite reumatoide o patologie reumatiche sieronegative);
- Degenerazione secondaria in esito a patologie pediatriche (es. displasia congenita dell’anca, epifisiolisi);
- Degenerazione secondaria in esito ad artrite settica;
- Osteonecrosi asettica dell’epifisi prossimale del femore;
- Artrosi post-traumatica (es. esiti di fratture dell’epifisi prossimale del femore o di fratture dell’acetabolo o fratture lussazioni dell’anca);
- Trattamento di fratture mediali del collo del femore.
Un corretto intervento, con le dovute indicazioni conduce alla risoluzione della sintomatologia e del quadro clinico del paziente.
Caratteristiche principali dell’artroprotesi
Distinguiamo diversi tipo di artroprotesi di anca con indicazioni che possono variare in base alle patologie e all’età all’intervento. Distinguiamo componenti femorali e acetabolari cementate o press-fit (diretta presa sull’osso), queste ultime a loro volta possono essere a risparmio di osso o meno.
L’interfaccia femoro-acetabolare (superficie articolare) inoltre può essere in ceramica, polietilene dal versante acetabolare mentre è in metallo dalla parte femorale. Il design della protesi, l’interfaccia osso metallo e il materiale delle superfici articolari vengono scelte dal chirurgo sulla base delle diverse patologie e dall’età e dalle caratteristiche cliniche del paziente.
Che durata possono avere le protesi?
I dati della letteratura e della nostra esperienza indicano un tasso di sopravvivenza della protesi pari al 98%-99% a 15 anni e del 90% per lo stelo e del 60% per le componenti acetabolari ad un tempo di quasi 30 anni.
Tra i fattori che influenzano la durata della protesi sono importanti sia il corretto posizionamento della protesi che il tipo di attività dopo l’intervento. Mentre infatti è consigliata l’esecuzione di attività fisica, poiché si è visto che questa fornisce uno stimolo trofico al tessuto osseo periprotesico aumentandone l’integrazione, al contrario un’attività fisica intensa aumenta il rischio di frattura, lussazione e mobilizzazione asettica dell’impianto. È importante ricordare che la sedentarietà, l’obesità e le patologie metaboliche legate anche a stili di vita sbagliati portano ad un aumento del rischio operatorio, ed ad un aumento del tasso di fallimento della protesi.
Il tasso delle complicanze in seguito ad intervento di artroprotesi è basso (1-3%). Non esistono delle vere e proprie controindicazioni assolute all’intervento.
È comunque importante eseguire un’attenta valutazione pre-operatoria del paziente con uno studio accurato del tipo di protesi e del tipo di intervento necessario, al fine di ridurre il rischio operatorio e peri-operatorio ed il tasso di fallimento dell’intervento.