I calcoli renali sono agglomerati di sali minerali che si comportano come veri e propri sassi all'interno di un sistema di scarico a flusso continuo. Approfondiamo questo argomento con il Dott. Paolo Bottino, specialista in Urologia, che ci spiega in che cosa consistono, le cause, i sintomi e i possibili trattamenti
Perché si formano i calcoli renali?
Si formano per la precipitazione di alcune sostanze (calcio, ossalato, acido urico, fosfato) per sovrasaturazione o diminuzione del mezzo liquido, nella parte iniziale della via urinaria, in spazi detti calici.
A volte, i calcoli vengono espulsi con le urine senza produrre alcun sintomo, dato che le loro dimensioni sono molto piccole. Invece, se stazionano nei calici per un tempo sufficiente, attraggono altri cristalli e aumentano di volume. In alcuni casi, questo accrescimento associato alla mancanza di sintomi può produrre calcoli che occupano l'intera cavità renale e sono detti calcoli a stampo.
Come si manifestano?
Il sintomo più frequente è ovviamente la colica renale che consiste in un dolore di intensità variabile ma spesso molto forte, localizzato generalmente al fianco interessato ed irradiato all'emiaddome dello stesso lato fino alcune volte ai genitali esterni.
Questo principale sintomo è dovuto all’ostruzione che il calcolo provoca infilandosi nell'uretere, proprio come una pietra in un tubo di scarico, determinando un aumento della pressione della cavità a monte.
Oltre alla colica renale può esservi nausea accompagnata a vomito e febbre, elementi che aumentano la gravità del quadro.
Bisogna anche ricordare che quando invece la calcolosi renale è stabile, cioè collocata nella cavità renale e non innesca un processo di ostruzione della via urinaria, può essere asintomatica, oppure dare lievi sintomi come lombalgie che spesso vengono sottovalutate o confuse con il “mal di schiena”, saltuari bruciori urinari oppure urine talvolta torbide.
Come si diagnosticano?
In seguito alla comparsa di sintomi acuti, dopo aver interpellato il medico di famiglia, che porrà una diagnosi clinica e indicherà farmaci analgesici e antibiotico nel caso di febbre, è necessario eseguire un’ecotomografia addominale e se questa non è sufficiente, una TAC dell’addome senza mezzo di contrasto.
Tali esami associati ad alcuni esami ematochimici, si possono eseguire in strutture ambulatoriali, ma spesso è necessario recarsi in un Pronto Soccorso per l'intensità dei sintomi.
Quali sono le cause più frequenti?
Una dieta incongrua e una scarsa assunzione di liquidi sono le cause più frequenti.
Spesso sono associate a più o meno lievi difetti metabolici che favoriscono la sovrasaturazione di alcune sostanze nelle urine. Fra questi cosiddetti difetti metabolici vi sono:
- Scarsa presenza nelle urine di citrato e magnesio che sono inibitori della cristallizzazione;
- Iperparatiroidismo che favorisce l'aumento della calcemia;
- Cistinuria che si trasmette geneticamente e induce l'aumento della cistina nelle urine e che spesso si manifesta in età pediatrica;
- Iperuricemia non alimentare.
Anche le infezioni urinarie ricorrenti possono indurre la formazione di calcoli a composizione mista (struvite).
Si possono prevenire?
La prevenzione si basa soprattutto sull'assunzione di liquidi e di integratori che mantengano un buon livelle di citrato e magnesio nelle urine.
Ovviamente, una particolare attenzione deve essere rivolta alla dieta, specialmente nei casi in cui è nota la natura del calcolo: proteine animali per l'acido urico, latticini per il calcio e alcuni prodotti vegetali per l'ossalato (cacao, tè, bietole e barbabietole, spinaci, piselli ed altri).
Per questo, è sempre opportuno affidarsi alle prescrizioni del medico di base o dello specialista.
Quali trattamenti vengono impiegati?
Gli unici calcoli che possono essere curati con terapia medica sono i calcoli di acido urico che si possono disgregare, alcalinizzando le urine con integratori. Questo si può fare quando il calcolo è in una posizione che non provoca sintomi acuti, data la tempistica che occorre per tale terapia.
Gli altri calcoli quando sono nel rene non possono essere rimossi con terapia medica, ma semplicemente controllati periodicamente se asintomatici (ecotomografia e urinocoltura).
Tutti i calcoli di piccole dimensioni (fino a 5/6 mm) presenti nell'uretere sono teoricamente passibili di espulsione spontanea con terapia idropinica e se possibile con l'associazione di alfalitici.
Invece, quando l'ostruzione permane o i sintomi che essa provoca sono acuti è necessario intervenire con urgenza sottoponendosi ad una manovra endoscopica, detta ureteroscopia, che si effettua in anestesia. Tale manovra non invasiva spesso si utilizza in associazione ad un laser che consente di frammentare o di polverizzare il calcolo. Quando il calcolo è localizzato nel rene si può intervenire con la stessa tecnica trattandosi di strumenti che consentono la risalita fino alla cavità renale.
Se il calcolo supera i 2/3 centimetri si utilizza prevalentemente una metodica che prevede la creazione, tramite una puntura nel fianco (percutanea), di un accesso che consente, se debitamente dilatato con appositi strumenti, di usare un endoscopio di maggior calibro e, quindi, di rimuovere frammenti maggiori.
Entrambi questi interventi prevedono quasi sempre nel post-operatorio di dover tenere uno stent ureterale per alcuni giorni, che poi viene rimosso ambulatorialmente.