La personalità e i suoi disturbi: definizione, manifestazione e caratteristiche

Pubblicato il: 05/10/2023 Editato da: Serena Silvia Ponso il 05/10/2023

Le ricerche e gli studi internazionali sui disturbi di personalità sono molto vasti, ed essendo stati trattati da approcci e prospettive diverse, ancora oggi non se ne possiede una definizione univoca e condivisa. Cerchiamo di chiarire meglio l’argomento con la Dott.ssa Maria Chiara Rinaldi, Psicologa, Psicoterapeuta e Psicodiagnostica a Napoli

Che cosa intendiamo oggi con il termine “Personalità”?

La maggior parte degli attuali approcci teorico-metodologici in ambito psicologico e psichiatrico è concorde nel ritenere superata e scorretta una visione statica della personalità come un tutto unitario, ritenendo più esatto riferirsi ad essa come a un’organizzazione dinamica di diversi aspetti. Nei miei due approcci terapeutici integrati, la Psicoterapia della Gestalt e l’Analisi Transazionale, seppur utilizzando terminologie differenti, la personalità è intesa come costituita da diverse e molte parti dalla cui interazione e grado di equilibrio reciproco dipende la funzionalità o disfunzionalità dei sistemi di pensieri, sentimenti, comportamenti e il benessere o la problematicità individuale e relazionale. La combinazione unica di queste parti e la loro interazione con il mondo esterno rende ragione dell’unicità e irripetibilità di ogni essere umano.

Che cosa intendiamo quando parliamo di “Disturbi di Personalità”?

Quando parliamo di “Disturbi di Personalità” intendiamo sostanzialmente un disequilibrio e disorganizzazione di queste parti, per cui si verifica una loro polarizzazione, alienazione (in Gestalt si parla di parti alienate del Sé) e disconnessione tra loro. In Analisi Transazionale si ritiene che la personalità di ciascuno sia caratterizzata da tre “Stati dell’Io”, unici per ciascuna persona e denominati Genitore, Adulto e Bambino.

A loro volta, ciascuno di questi Stati è costituito da moltissimi e caratteristici sistemi PSC (acronimo che sta per Pensieri-Sentimenti-Comportamenti). Quando i PSC prevalenti sono funzionali e adattivi, nel senso che fanno riferimento ai dati di realtà attuali, diciamo, semplificando, che la persona è in equilibrio con se stessa e con il suo ambiente. Viceversa, i disturbi di personalità sono caratterizzati dalla dominanza di PSC disfunzionali e distorti che filtrano e interpretano erroneamente i dati di realtà e che, per tale ragione, si manifestano in comportamenti non adeguati, disadattivi.

 

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Come vengono definiti dal DSM-5? Quanti sono? In cosa consistono?

Nel DSM-5 TR (Il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) si dà la seguente definizione generale di Disturbo di Personalità, che si applica a tutti e 10 disturbi di personalità in esso descritti: “un disturbo di personalità è un pattern (modello/insieme) abituale di esperienza interiore (pensieri e vissuti emotivi) e di comportamento che devia marcatamente dalle aspettative e dalle norme della cultura di appartenenza dell’individuo”.

È un pattern rigido che influenza più ambiti della vita della persona. Ha esordio nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo e privato.

Questo pattern disfunzionale si manifesta in 2 o più delle seguenti aree:

  1. Cognitività: modi di considerare se stessi, gli altri e gli accadimenti della vita;
  2. Affettività: l’intensità, la varietà e l’adeguatezza della risposta emotiva;
  3. Funzionamento interpersonale;
  4. Controllo degli impulsi.

Nel DSM-5 TR sono descritti i seguenti 10 disturbi di personalità:

  1. disturbo paranoide di personalità;
  2. disturbo schizoide di personalità;
  3. disturbo schizotipico di personalità;
  4. disturbo antisociale di personalità;
  5. disturbo borderline di personalità;
  6. disturbo istrionico di personalità;
  7. disturbo narcisistico di personalità;
  8. disturbo evitante di personalità;
  9. disturbo dipendente di personalità;
  10. disturbo ossessivo-compulsivo di personalità.

Come si manifestano? Quali caratteristiche li accomunano?

Nel DSM-5 TR si fa riferimento a due modalità di classificazione dei Disturbi di Personalità: la modalità categoriale e la modalità dimensionale. Secondo la classificazione categoriale i disturbi di personalità sono suddivisi in 3 gruppi in base a delle caratteristiche comuni:

  1. Il gruppo A include i disturbi schizoide, paranoide e schizotipico di personalità. Le caratteristiche comuni tra questi 3 disturbi sono la stranezza o l’eccentricità.
  2. Il gruppo B include i disturbi antisociale, borderline, istrionico e narcisistico di personalità; gli individui con tali disturbi spesso appaiono tendenti all’esagerazione, emotivi, impulsivi o imprevedibili.
  3. Il gruppo C include i disturbi evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo di personalità. Chi presenta questi disturbi spesso appare ansioso o timoroso.

Secondo il modello dimensionale di classificazione, i disturbi di personalità si caratterizzano per la presenza di tratti di personalità disfunzionali e disadattivi, e vengono tutti posti su un continuum chiarendo maggiormente la differenza rispetto a un funzionamento più equilibrato e le sovrapposizioni tra un disturbo e l’altro.

Al di là del metodo di classificazione adottato, possiamo affermare che tutti i disturbi di personalità descritti nel DSM-5 TR hanno in comune i seguenti aspetti:

  1. modello abituale di pensieri, sentimenti e comportamenti che deviano in maniera evidente dalle norme e aspettative della cultura di appartenenza dell’individuo;
  2. manifestazione del disturbo in almeno 2 delle seguenti aree: cognitività (modi di pensare) affettività (modi di sentire-regolazione emotiva), funzionamento interpersonale (relazioni) o controllo degli impulsi;
  3. modello di funzionamento rigido che tende a dominare in molte situazioni sociali e personali;
  4. conseguente disagio personale significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo oppure in altre importanti aree della vita della persona;
  5. modello di funzionamento stabile e di lunga durata. Il suo esordio è solitamente nell’adolescenza o nella prima età adulta;
  6. non attribuibile alle conseguenze di uso di sostanze o di altre condizioni mediche (come, per esempio, un danno cerebrale traumatico).

Riferimenti Bibliografici:

  • American Psychiatric Association “DSM-5-TR Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” V edizione, Text Revision. 2023 Raffaello Cortina Editore, Milano
  • E. Berne, “Analisi Transazionale e Psicoterapia” 1961 Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma
  • K. Horney “Nevrosi e Sviluppo della Personalità”1950 Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma
  • F. Perls, R.F. Hefferline, P. Goodman “Teoria e Pratica della Terapia della Gestalt” 1997 Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma
  • F. Perls, “La Terapia Gestaltica Parola per Parola”1969 Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma
  • I. Stewart, V. Joines “L’Analisi Transazionale: Guida alla psicologia dei rapporti umani”2000, Garzanti Editore, Milano
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