Nefroureterectomia: quali sono le possibili tecniche chirurgiche?

Nefroureterectomia: quali sono le possibili tecniche chirurgiche?

Editato da: Alice Cattelan il 17/04/2023

Il Dott. Pietro Augusto Mastrangelo, Specialista in Urologia, ci spiega in cosa consiste la nefroureterectomia, quali tecniche possono essere utilizzate e come affrontare la fase post-operatoria

Cos’è la nefroureterectomia?

La nefroureterectomia è l’intervento chirurgico con il quale si rimuove rene, uretere e la porzione di vescica in cui si va a collegare l’uretere. È la prima opzione di trattamento in casi di neoplasia maligna della via escretrice che può interessare le cavità renali (calici e pelvi renale) o l’uretere o entrambe le strutture.

Trattamenti

In casi selezionati, per trattare le neoplasie della via escretrice si può optare per l’ureterectomia segmentaria o l’ureterectomia terminale o trattamenti ablativi con laser. Tutti hanno un intento conservativo e si utilizzano nei casi in cui è necessario preservare la via escretrice, ad esempio nel caso di pazienti con rene unico e comunque per malattie con bassa aggressività.

Prima di effettuare la nefroureterectomia è necessario eseguire una cistoscopia ed ureteroscopia con biopsia per valutare il numero di lesioni, il grado di aggressività della malattia e l’eventuale interessamento anche della vescica. Una TAC addome e pelvi con mezzo di contrasto si esegue per valutare l’estensione della malattia a livello locale e agli organi contigui, oltre all’eventuale presenza di metastasi linfonodali e a distanza.

Quali sono le possibili tecniche?

La nefroureterectomia può essere eseguita con tecnica open, con approccio laparoscopico o con tecnica laparoscopica robot assistita. Nessuna di queste tecniche è superiore alle altre perché tutte danno gli stessi risultati in termini di controllo oncologico della malattia. 

Le tecniche mininvasive danno migliori risultati in termini di controllo del dolore postoperatorio e ripresa delle attività nel postoperatorio. Bisogna aggiungere comunque che la scelta dell’approccio chirurgico mininvasivo o open è conseguente alla valutazione dell’urologo sulla base degli esami preoperatori. Ad esempio, in casi di malattie avanzate, l’urologo potrebbe optare per un approccio open per evitare il rischio di diffusione intraoperatoria della malattia, che, in rari casi, può verificarsi con le tecniche mininvasive. 

Che tipi di controlli bisogna fare dopo l’intervento?

La degenza per questo intervento richiede circa 5 giorni. In questo periodo vengono rimossi progressivamente i drenaggi ed il catetere vescicale e il paziente viene dimesso a domicilio con minzione spontanea.

Dopo 3 mesi dall’intervento chirurgico si esegue una cistoscopia, un esame citologico urinario e una TAC addome e pelvi, esami che vengono successivamente ripetuti secondo uno schema definito per il prosieguo dei controlli fino al quinto anno dopo l’intervento. In casi di malattia che ha interessato i linfonodi è necessario eseguire alcuni cicli di chemioterapia postoperatoria per un migliore controllo della malattia nel tempo.

Urologia a Matera