Si stima che i pazienti con diabete in tutto il mondo siano oltre 500 milioni. E se vi dicessimo che siamo di fronte a una novità che potrebbe cambiare la somministrazione dell’insulina? Degli ultimi aggiornamenti sulla terapia insulinica ce ne parla il Dott. Roberto Castello, Endocrinologo e Diabetologo a Verona
Cosa è cambiato dalla scoperta dell’insulina fino ad oggi?
A 100 anni dalla scoperta dell’insulina, la ricerca scientifica ha compiuto notevoli progressi nel campo della diabetologia, portando a significativi miglioramenti nella gestione e nel trattamento del diabete mellito. In primo luogo, i ricercatori hanno lavorato e stanno lavorando ancora oggi allo sviluppo di insuline “a lento rilascio” che consentono somministrazioni meno frequenti, come appunto quelle settimanali di cui andremo a parlare.
Quali sono i vantaggi di una somministrazione settimanale di insulina?
Le insuline “mono-settimanali” promettono di semplificare la cura dei pazienti diabetici e di migliorare la compliance e aderenza terapeutica, il tutto mantenendo l’efficacia dell’insulina giornaliera ma con un rischio ipoglicemico ancora più contenuto.
Passare da un’assunzione giornaliera di insulina a una settimanale risulta essere un grande vantaggio per i pazienti diabetici di tipo 2, soprattutto perché si tratta, nella maggior parte dei casi, di soggetti anziani con più di una patologia, e che quindi devono assumere diverse terapie con frequenza quotidiana. Infatti, per i pazienti diabetici si passerà da 365 somministrazioni a sole 52 iniezioni all’anno.
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Quali sono le molecole interessate da tale somministrazione?
Sono due le molecole interessate: una è l’insulina icodec, che fa parte degli analoghi acilati (per l’aggiunta dell’acido icosanedioico, da cui il nome) che ora è in attesa dell'approvazione da parte degli Enti regolatori del farmaco per renderla disponibile; l’altra è BIF (insulin efsitora alfa), che ha completato la fase 2 di studio.
Quali risultati hanno evidenziato le insuline mono-settimanali?
Le insuline mono-settimanali hanno evidenziato un miglioramento del compenso glicemico e un buon profilo di sicurezza. Allo stato attuale dei potenziali limiti possono essere:
- lo schema di titolazione della dose iniziale fissa e con incrementi settimanali, che potrebbe risultare limitante nei confronti della maggiore flessibilità dell’analogo giornaliero;
- la conciliazione di tale somministrazione con distribuzione delle altre terapie ipoglicemizzanti.
Se vuoi conoscere più da vicino il Dott. Roberto Castello, guarda il suo video di presentazione!