Quando rivolgersi all'infettivologo?

Pubblicato il: 07/05/2024 Editato da: Veronica Renzi il 05/12/2024

Rivolgersi a un infettivologo può essere fondamentale in diverse situazioni, come:

1. Complicazioni infettive: se si sospetta o si è diagnosticata un'infezione complicata o difficile da trattare, la consulenza di un infettivologo può essere cruciale; grazie alla conoscenza approfondita delle infezioni e delle loro complicanze, l'infettivologo può fornire una valutazione approfondita e indicare le corrette opzioni terapeutiche.

2. Gestione di malattie infettive complesse: alcune malattie infettive, come l'HIV/AIDS, la tubercolosi, le infezioni ospedaliere multidrug-resistant e le febbri di origine sconosciuta, richiedono una gestione complessa e multidisciplinare. Gli infettivologi sono esperti nel coordinare cure integrate e personalizzate per affrontare queste sfide mediche.

3. Pazienti immunocompromessi: le persone con un sistema immunitario compromesso, come pazienti sottoposti a trapianto di organi, chemioterapia, terapia immunosoppressiva o con malattie autoimmuni, sono particolarmente vulnerabili alle infezioni. In questi casi, l'infettivologo può giocare un ruolo chiave nel monitorare e gestire le infezioni per prevenire complicazioni gravi.

4. Valutazione di esiti di laboratorio complessi: alcune malattie infettive possono presentare esiti di laboratorio ambigui o complessi da interpretare. L'infettivologo è esperto nell'analizzare e interpretare i risultati di test diagnostici specifici.

5. Consultazione prima di viaggi internazionali: prima di viaggiare in aree ad alto rischio di malattie infettive o endemiche, consultare un infettivologo può fornire informazioni preziose su misure preventive, vaccinazioni consigliate e profilassi farmacologica per ridurre il rischio di infezioni.

Come avviene la diagnosi se si sospetta una condizione infettiva?

L’infettivologo potrà richiedere una serie di test e indagini diagnostiche specifiche per determinare con precisione la causa dell'infezione o della condizione infettiva sospetta. Questi test possono variare a seconda della presentazione clinica del paziente e delle ipotesi diagnostiche iniziali, ma possono includere:

1. Esami del sangue: per rilevare segni di infezione nel sangue, come la presenza di globuli bianchi aumentati (leucocitosi), un aumento della velocità di sedimentazione eritrocitaria (VES) o una conta piastrinica anormale. Inoltre, possono essere eseguiti test sierologici per rilevare la presenza di anticorpi specifici contro agenti infettivi come batteri, virus o parassiti.

2. Colture microbiologiche: le colture di campioni biologici, come sangue, urine, feci, secrezioni o tessuti, possono essere eseguite per isolare e identificare l'agente patogeno responsabile dell'infezione. Questo permette di determinare la sensibilità agli antibiotici e di guidare il trattamento antimicrobico appropriato.

3. Test molecolari: test come la reazione a catena della polimerasi (PCR) possono essere utilizzati per rilevare la presenza di materiale genetico specifico di agenti infettivi nel campione biologico. Questi test sono estremamente sensibili e possono identificare rapidamente patogeni anche in campioni con basse concentrazioni di microorganismi.

4. Imaging diagnostico: esami di imaging come radiografie, ecografie, tomografie computerizzate (TC) o risonanze magnetiche (RM) possono essere eseguiti per valutare la presenza di anomalie strutturali, lesioni o segni di infezione nei tessuti o negli organi.

5. Biopsie o aspirazioni: in alcuni casi, può essere necessario prelevare campioni di tessuto o liquidi corporei per eseguire esami microscopici, colture o analisi chimiche per confermare una diagnosi o identificare l'agente patogeno responsabile.

Malattie infettive a Roma

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