Steatosi epatica e ferritina elevata: le relazioni pericolose

Steatosi epatica e ferritina elevata: le relazioni pericolose

Editato da: Sharon Campolongo il 17/10/2023

La steatosi epatica, conosciuta comunemente come fegato grasso, consiste in un accumulo di acidi grassi e trigliceridi nelle cellule epatiche. Quando si soffre di questa patologia bisogna fare attenzione agli elevati livelli di ferro nel sangue. Quindi, si consiglia sempre di rivolgersi ad un medico specialista in Epatologia

Qual è il significato della ferritina?

La ferritina viene dosata frequentemente negli esami ematici di routine per stimare le riserve di ferro. Una riduzione ferritinemia indica infatti una carenza marziale, come conseguenza di un ridotto assorbimento o di un’aumentata perdita. Viceversa, l’elevazione dei livelli di ferritina (iperferritinemia) può rappresentare un eccesso di ferro nel nostro corpo, come conseguenza di una patologia su base genetica (emocromatosi) o di altre patologie acquisite (anemie emolitiche, etc…), ma è più frequentemente indice di infiammazione. Infatti, la ferritina è una delle “proteine di fase acuta”, ossia prodotta e rilasciata in circolo in risposta a stimoli infiammatori di diverso genere. Una delle condizioni più frequentemente associata ad elevazione dei livelli di ferritina è l’infiammazione di basso grado accompagna l’insulino-resistenza ed il dismetabolismo, specie se questi si associano con un eccessivo deposito di grasso a livello epatico (steatosi).

Cosa ci dice un valore elevato di ferritina in un paziente con steatosi epatica?

Come detto, i pazienti con steatosi epatica presentano frequentemente una lieve elevazione dei livelli di ferritina. Sebbene questa associazione non rivesta alcun significato specifico, diversi studi hanno dimostrato che nel contesto della steatosi l’iperferritinemia identifica un rischio più elevato di presentare steatoepatite rispetto a steatosi semplice, quindi di essere difronte ad una malattia maggiormente evolutiva in termini di fibrosi.  

Quali accertamenti dovrebbe effettuare un paziente affetto da steatosi epatica ed iperferritinemia?

Nel paziente con steatosi epatica, la presenza di iperferritinemia non costituisce di per sé criterio sufficiente per un riferimento specialistico. In ogni caso, qualsiasi accertamento dovrebbe essere guidato da un referente medico, che sia il curante di famiglia o lo specialista epatologo. Come in tutti i pazienti che presentano steatosi, gli accertamenti dovrebbero essere rivolti ad indagare da una parte lo stato di salute del fegato e dall’altra la presenza di altre malattie metaboliche di possibile accompagnamento (sovrappeso/obesità, disturbi del metabolismo glicidico, dislipidemia, ipertensione).  Per quanto riguarda la presenza di iperferritinemia, è opportuno soprattutto escludere che vi sia un accumulo di ferro, il quale richiederebbe ulteriori accertamenti in ambito ematologico.  Questo può esser fatto con dei semplici esami ematici che permettano di determinare la saturazione della transferrina.

Qual è il miglior trattamento per un paziente affetto da steatosi epatica ed iperferritinemia?

Il trattamento della steatosi epatica è in primis rivolto ad ottimizzare il profilo metabolico del paziente, la cui alterazione è responsabile dell’eccessivo deposito di grasso a livello epatico. Le misure principali sono un adeguato stile di vita, caratterizzato da una dieta ipocalorica e dall’intensificazione dell’attività fisica e teso ad ottenere un calo ponderale di almeno il 7-10%. In attesa di farmaci con indicazione specifica per il trattamento della steatosi/steatoepatite non alcolica, nei casi più severi o nei quali non si riescano ad ottenere risultati metabolici è già possibile intervenire sia con approcci farmacologici off-label di provata efficacia che proponendo al paziente l’arruolamento in studi clinici con molecole innovative e particolarmente promettenti.

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