Steatosi epatica: quando il fegato smette di funzionare
Il fegato rappresenta la ghiandola più grande del nostro organismo e svolge funzioni essenziali come quello di smistare e sintetizzare i grassi. Quando quest’ultima processo non funziona correttamente si può incorrere alla steatosi epatica o più comunemente conosciuta come fegato grasso. Approfondiamo questo argomento nel seguente articolo
Steatosi epatica: com’è la situazione in Italia?
La steatosi epatica, o fegato grasso, è fondamentalmente un eccessivo accumulo di grasso a livello delle cellule epatiche. Infatti, quando la quantità di grasso presente nel fegato supera il 5%, può determinare alterazioni del metabolismo ed infiammazione.
Circa una persona su cinque in Italia è affetta da questa condizione e, purtroppo, questa quota è tuttora in aumento, soprattutto tra i ragazzi e nelle regioni del Sud.
In circa il 51-10% delle persone con steatosi si sviluppa una forma più grave in cui il fegato s’infiamma, determinando la cosiddetta “steatoepatite”. L’infiammazione genera tessuto cicatriziale (fibrosi), che distorce la struttura del fegato e ne sostituisce il tessuto. Questo porta alla cirrosi (il fegato si deteriora e perde la sua funzionalità) e all’insufficienza epatica: può diventare, dunque, necessario un trapianto di fegato. La steatoepatite e la fibrosi aumentano il rischio di sviluppare tumore del fegato (epatocarcinoma).
Inoltre, la steatosi epatica contribuisce allo sviluppo di diabete ed alterazioni dei lipidi, che favoriscono le malattie cardiovascolari, e comporta un aumento del rischio di tumore della mammella e del colon.
Il riscontro anche occasionale di steatosi epatica è, quindi, un campanello di allarme che deve indurre ad un’attenta valutazione medica e a modificare le proprie abitudini di vita.
Chi colpisce maggiormente?
La steatosi epatica colpisce maggiormente persone affette da sovrappeso e obesità, che non praticano attività fisica e consumano principalmente alimenti preconfezionati e bibite dolcificate. Chi presenta anche diabete è ancora più a rischio in particolare di sviluppare forme gravi.
Tuttavia, la steatosi, anche se meno frequentemente, si può riscontrare in persone normopeso, in particolare se si riscontra familiarità per malattie di fegato.
Consumare anche quantità moderate di alcool (2-4 drink al giorno o nei weekend) può aumentarne ulteriormente il rischio.
Come si può prevenire?
Modificando le proprie abitudini di vita: per esempio con attività fisica regolare, dieta sana ed equilibrata con stile mediterraneo (che prediliga frutta e verdure fresche, quantità moderate di cereali integrali, pesce, carni magre, formaggi con moderazione) e trattamento delle altre patologie metaboliche che spesso coesistono (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, ipotiroidismo) aiutano a prevenire la steatosi e le sue complicazioni.
Perché è importante non sottovalutare i sintomi?
Purtroppo, forme anche progressive di steatosi rimangono asintomatiche fino agli stadi più avanzati della patologia.
La diagnosi di steatosi si può sospettare in base ad aumento di comuni esami del sangue (es. transaminasi, gamma-GT, ferritina), confermata da Ecografia Epatica o Elastografia Epatica (Fibroscan).
È importante poi valutare la presenza di infiammazione e fibrosi sempre mediante metodiche non invasive basate su esami ematochimici o su metodiche fisiche, tra cui l’Elastografia.
Quando questi esami confermano la probabile presenza di infiammazione e fibrosi è opportuno rivolgersi ad uno specialista.
È possibile curare la steatosi epatica?
Per le persone affette da forme più severe di steatosi la ricerca scientifica si sta muovendo.
Nei centri di riferimento, tra cui anche il nostro, stiamo sperimentando nuovi farmaci promettenti per contrastare la steatoepatite e la fibrosi nel fegato.