Tecnica TAVI e sostituzione della valvola aortica: di cosa si tratta?

Tecnica TAVI e sostituzione della valvola aortica: di cosa si tratta?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 24/08/2023

La TAVI (transcatheter aortic valve implantation) è la tecnica di impianto di una protesi valvolare aortica senza intervento chirurgico, attraverso un catetere inserito in arteria, in genere con accesso dall’inguine, attraverso un foro di pochi millimetri. Ne abbiamo parlato con il Dott. Roberto Violini, esperto in Cardiologia a Roma

Quando può essere eseguita?

La TAVI è indicata nei pazienti affetti da stenosi aortica calcifica, patologia degenerativa che si riscontra in età avanzata. Riservata in origine ai pazienti inoperabili o con alto rischio operatorio, si applica ora con indicazioni sempre più ampie, anche in pazienti operabili con un rischio chirurgico “intermedio” o addirittura basso. È comunque da riservare a pazienti con più di 70 anni perché non ci sono ancora dimostrazioni che la protesi abbia una durabilità superiore ai 15 anni, visto che i primi interventi sono stati eseguiti nel 2007.

In cosa consiste?

Introducendo attraverso la cute un catetere di circa 6 mm di diametro nell’arteria femorale si porta il catetere fino al cuore dove si può rilasciare la protesi, all’interno della valvola nativa.

Modellino cuore

Le protesi sono di due tipi:

  • Autoespandibile che viene “compressa” nel catetere e, quando viene spinta fuori di esso, si dilata all’interno della valvola malata, precedentemente allargata con un palloncino;
  • Rilasciata su un catetere dotato in punta di un palloncino, sul quale viene montata in forma compressa e che si allarga alle dimensioni volute quando il pallone viene gonfiato.

Preparazione all’intervento

È una procedura ormai a basso rischio, che però aumenta moderatamente se le arterie femorali sono molto calcifiche, se c’è insufficienza renale grave o un importante scompenso cardiaco. L’intervento in genere dura poco più di un’ora. Non è necessaria una preparazione particolare: nei pazienti scompensati si cerca prima di migliorare la stabilità clinica, i pazienti con insufficienza renale, poiché si somministra mezzo di contrasto, devono essere idratati ed i pazienti allergici devono effettuare una profilassi farmacologica. È indispensabile eseguire una TC del cuore e delle arterie per studiare le dimensioni della valvola e le condizioni delle arterie che devono essere attraversate dal catetere.

Fase post-chirurgica

Il recupero è solitamente rapido, soprattutto se le condizioni preoperatorie sono stabili. Ormai il paziente ritorna a casa dall’ospedale entro 3 o 4 giorni. Talvolta è necessario impiantare un pacemaker definitivo perché la protesi può determinare un blocco delle vie di conduzione elettrica del cuore. È indispensabile assumere per qualche mese farmaci antipiastrinici (in genere aspirina associata ad un altro farmaco).

Cardiologia a Roma