Ultime novità nel trattamento delle varici

Ultime novità nel trattamento delle varici

Editato da: Sharon Campolongo il 09/02/2023

Approfondiamo il tema delle varici insieme alla Dott.ssa Elena Righi, specialista in Angiologia a Reggio Emilia

Varici: di cosa si tratta?

Le vene varicose, conosciute anche come varici, sono vene dilatate e tortuose che si trovano negli arti inferiori.

Rappresentano una condizione molto frequente e colpiscono circa il 30 per cento delle donne e circa il 15 per cento degli uomini.

I sintomi delle vene varicose includono:

  • Dolore
  • Sensazione di pesantezza
  • Bruciore
  • Pulsazioni
  • Crampi muscolari
  • Gonfiore alle gambe
  • Prurito
  • Sviluppo delle ulcere venose

Esistono vari fattori di rischio che incrementano la possibilità di sviluppare vene varicose:

  • Stazione eretta prolungata, dal momento che i muscoli non si contraggono e non spingono il sangue al cuore;
  • Sesso: le donne hanno una maggiore probabilità rispetto agli uomini di sviluppare vene varicose, dato che soffrono di vari cambiamenti ormonali durante la gravidanza o la menopausa e le pareti venose possono dilatarsi. Inoltre, l'uso della terapia ormonale sostitutiva o della pillola anticoncezionale può aumentare il rischio di vene varicose o trombosi venose;
  • Obesità, dato che il peso eccessivo causa maggiore pressione sulle vene;
  • Età, poiché l'usura delle valvole che si trovano all’interno delle vene fa sì che non funzionino correttamente;
  • Ereditarietà.

Le vene varicose si formano con l’indebolimento e la dilatazione di pareti, che nasce da un difetto valvolare che perde la funzione di meccanismo anti-reflusso, senza essere più in grado di trattenere il sangue che torna indietro lungo la gamba, invece di andare verso il cuore. Pertanto, tale pressione all'interno delle vene indurrà una dilatazione ulteriore. Generalmente, tale processo avviene soprattutto nelle vene superficiali.

Funzionamento della circolazione venosa

La funzione propria delle vene è quella di riportare il sangue al cuore.

Quando siamo in piedi le vene delle gambe lavorano contro la forza di gravità e, quindi, il ritorno venoso al cuore avviene in funzione alla contrazione dei muscoli del polpaccio e della coscia. Per questo motivo, camminare aiuta la circolazione, dato che si mettono in azione i muscoli delle gambe, ma solo se le vene sono sane. L’obiettivo delle valvole che si trovano all’interno delle vene negli arti inferiori è quello di impedire la caduta all’indietro per gravità del sangue verso le caviglie.

Le due grandi vene superficiali collegate alle vene profonde danno luogo alla vena grande safena, che decorre dal piede all’inguine, in cui confluisce nella vena profonda (vena femorale) la vena piccola safena, che decorre dal piede alla parte posteriore del ginocchio, dove confluisce nella vena profonda che è la vena poplitea. Anche le vene di comunicazione dette perforanti creano altri collegamenti tra le vene superficiali e quelle profonde.

gambe di una donna e di un uomo

Perché non bisogna sottovalutare le varici?

È fondamentale non sottovalutare tale patologia, poiché può portare a complicanze anche gravi quali la trombosi venosa ed eventuale embolia polmonare oppure l’ulcera venosa.

Per stabilire il grado delle varici, si consiglia di realizzare una visita specialistica in cui verrà deciso anche il tipo di trattamento. La maniera più efficace per la diagnosi delle patologie dell’apparato circolatorio è l’utilizzo dell’Ecocolordoppler.

Quali sono le ultime novità nel trattamento delle varici?

A seconda delle necessità del caso, le terapie possono variare a seconda del quadro del paziente e possono essere di tipo farmacologico o chirurgico, in regime ambulatoriale o di ricovero.

Ovviamente, quando si sceglie il trattamento chirurgico, sempre si cerca di optare per interventi minimamente invasivi.

Infatti, al giorno d’oggi vengono impiegate delle tecniche più all’avanguardia come la termoablazione (con il laser e la radiofrequenza) oppure l’ablazione chimica con colla biocompatibile di cianoacrilato.

Il Laser e la Radiofrequenza permettono di chiudere la vena con l’energia termica generata. Infatti, il calore danneggia le pareti delle vene che si uniscono, eliminando il ristagno sanguigno. È importante sapere che la perdita di una vena malata non è un problema, anzi migliorerà la circolazione generale. L’intervento si svolge con anestesia locale mediante l’introduzione della Fibra Laser o del catetere per Radiofrequenza nella vena malata. Quando la sonda raggiunge la posizione pianificata, viene emessa un’onda di energia che chiude la vena malata e la esclude dalla circolazione.

L’altro trattamento consiste in un sistema di chiusura del vaso (Ablazione non termica) con cianoacrilato, ossia viene inserito un catetere all’interno del vaso, oppure si inserisce il materiale per puntura diretta e, una volta raggiunta la posizione corretta, si rilascia una colla che permette di incollare le due pareti, ponendo fine al reflusso del sangue.

I vantaggi di queste tecniche mininvasive sono molteplici:

  • Il trattamento è sicuro ed efficace;
  • La durata della terapia è diminuita;
  • Il recupero post-operatorio è praticamente nullo.
Angiologia a Reggio Emilia