La vulvodinia è un disturbo caratterizzato da una sensazione di dolore senza causa specifica. La diagnosi di questa condizione è complessa, perché i dolori vulvari possono essere associati a varie patologie. Capiamo meglio di che cosa si tratta e quanto è importante la Psicologia in questi casi
Come si manifesta e come si diagnostica la vulvodinia?
Il dolore persistente durante i rapporti sessuali per almeno 6 mesi è un sintomo chiave della vulvodinia. Quest’ultima richiede una diagnosi attenta che identifichi le cause attraverso esami clinici e psicologici effettuati da specialisti.
Per ottenere una diagnosi accurata, è necessario un approfondito esame clinico condotto da uno specialista in Ginecologia.
Una volta confermata la diagnosi, il trattamento può essere sia farmacologico che psicologico, dato che è necessario che la persona colpita possa non solo riacquistare la propria autostima, ma anche migliorare la vita relazionale di coppia.
Perché è fondamentale l’approccio psicologico in questi casi?
L'approccio psicologico, sebbene talvolta non ben accetto, può risultare fondamentale per affrontare la vulvodinia.
Infatti, le donne che soffrono di vulvodinia possono sperimentare stati d’animo come ansia, depressione e disturbo post-traumatico. Inoltre, possono presentare sensazioni di diversità, inadeguatezza e difficoltà nella coppia.
Le ripercussioni sessuali della malattia possono anche includere dispareunia, ansia legata al dolore e disturbi del desiderio sessuale.
Inoltre, è noto che fattori come l’educazione familiare, gli insegnamenti ricevuti durante l’infanzia o la personalità della paziente possono influenzare la propria maniera di percepire il disturbo e il grado di gravità.
Pertanto, è fondamentale che si impieghi un approccio differente ad ogni donna, partendo dalla consapevolezza che ciascuna ha il proprio grado di percezione del dolore, condizionato da fattori culturali o situazioni di vita pregresse come l’impossibilità di esprimere liberamente le proprie emozioni oppure un’età infantile e adolescenziale caratterizzate da eccessive privazioni e mancanza di educazione sessuale.
Se la vulvodinia viene analizzata da un punto di vista psicofisiologico, può essere considerata una sindrome dolorosa, ovvero un disturbo nel quale la sensazione di dolore provata dalla paziente è fortemente connessa ai suoi pensieri ed emozioni.
È qui che risiede l’importanza di un percorso psicoterapeutico che dia alla paziente l’opportunità di lavorare su traumi, paure e stati emotivi e, passo dopo passo, fare un cambiamento.