Stipsi cronica: come affrontarla?

Stipsi cronica: come affrontarla?

Editato da: Marta Buonomano il 31/10/2023

In quali casi si può parlare di stipsi cronica e in che modo si può affrontare questa condizione? Risponde il nostro esperto in Gastroenterologia a Roma, il Prof. Gianfranco Delle Fave

Stipsi e stipsi cronica: qual è la differenza?

donna che si tocca la pancia

La stipsi è una condizione caratterizzata da una molteplicità di sintomi: chi ne è affetto riferisce diminuzione di benessere fisico, mentale e inadeguatezza nelle attività sociali. La stipsi “cronica” è invece definita in termini di durata dall’inizio dei sintomi (almeno più di 1 anno), i quali vengono riferiti come diminuzione del numero di evacuazioni settimanali (es. solo 2) ed aumentata consistenza delle feci. Viene inoltre descritta come difficoltà all’evacuazione, con sforzo e progressiva perdita dello stimolo, e chi ne soffre ricorre anche all’aiuto manuale.

Chi sono i soggetti più colpiti?

La stipsi è un sintomo che colpisce bambini, adulti, anziani e la sua prevalenza in Italia è difficile da stabilire in assenza di dati statistici. Riferendosi però ad una popolazione occidentale, la prevalenza nell’adulto (cioè la quantità di persone che soffrono di questo disturbo), varia da 10 a 30% della popolazione: alcuni milioni. La maggiore frequenza è negli anziani e nelle donne.

Da cosa è causata la stipsi cronica?

La stipsi cronica può essere attribuita raramente ad una causa primaria e, nella stragrande maggioranza dei casi, è un sintomo associato ad altri fattori. La stipsi cronica è dunque un sintomo secondario: può essere dovuta a patologie neurologiche, tiroidee e paratiroidee, malattie autoimmuni, interventi chirurgici, all’assunzione di farmaci neurologici, cardiologici, psichiatrici, e alla presenza di malattia diverticolare.

A queste patologie che possono non essere riscontrate, bisogna aggiungere gli stili di vita, la sedentarietà, il sovrappeso, l’alimentazione povera di fibre e di acqua (circa il 70% delle persone con stipsi bevevano meno di 1 lt di acqua al giorno).

Quali sono i sintomi di questa condizione?

I sintomi di questa affezione sono alquanto generici ed eterogenei. Oltre a quelli citati, forse il sintomo più frequente anche in presenza di evacuazioni giornaliere, con feci consistenti, è rappresentato da gonfiore e tensione addominale, dalla distensione dello stesso che può essere anche dolorosa e che alcuni pazienti riferiscono come necessità di utilizzare indumenti più larghi, soprattutto la sera, e con frequenti emissioni di aria per via rettale. Può essere presente dolore a carico di tutto l’addome o specificatamente dei quadranti inferiori laterali. La/il paziente riferisce anche dolore qualora si spinge in quelle zone. L’evacuazione, o l’emissione di aria quando avviene, è in parte o del tutto “liberatoria”. In passato questa sintomatologia veniva riferita col termine “colite”.

donna che si tocca la pancia

Come si formula la diagnosi?

La diagnosi è un percorso semplice nell’approccio ma complesso nella sua evoluzione. In particolare, l’esame fisico dell’addome è cruciale, ma l’esecuzione di una RX diretta addome (possibilmente pomeridiana), in un giorno in cui la/il paziente ha già avuto un’evacuazione, può mostrare come, ed è un dato oggettivo e che anche il paziente comprende, il colon risulta ancora intasato da feci e con parecchia aria al suo interno.

È inoltre necessario effettuare delle analisi del sangue per caratterizzare quelle patologie prima descritte (tiroidee, paratiroidee, autoimmuni). Nei giovani si esegue generalmente una rettosigmoidoscopia mentre, nei pazienti con più di 45-50 anni, una colonscopia. Infine, come esame di terzo livello, una manometria ano-rettale è necessaria per diagnosticare una “discinesia” del pavimento pelvico, che deve essere eseguita sempre in presenza di difficoltà oggettiva all’evacuazione.

Come si può curare?

Il trattamento empirico di base è l’aumento della quantità di acqua assunta nella giornata, anche 2 litri, e l’integrazione con fibre vegetali assunte con l’alimentazione e sotto forma di integratori come il glucomannano e lo psyllio. Recentemente sono state messe a disposizione nel mercato farmaceutico vari farmaci, alcuni già in commercio, altri in corso di valutazione in particolare:

  • Agonisti selettivi dei recettori della serotonina 5-HT(4);
  • Analoghi della uroguanilina, che attivano i recettori della Guanylate cyclase-C, localizzata nella superficie apicale dei colonociti.

Inoltre, a questi farmaci si è sempre più aggiunto l’uso di integratori come il Polyethylene Glycol (PEG) che ha il vantaggio di migliorare, in maniera sensibile, il numero di evacuazioni e che, comparato in studi randomizzati, ha dimostrato non essere inferiore a lassativi come quelli prima menzionati. Il vantaggio del PEG è quello di poter essere utilizzato nella stipsi in gravidanza.

In conclusione, la stipsi è una patologia in gran parte secondaria, pertanto non devono essere usati per il trattamento dei lassativi generici. Qualora dal trattamento empirico non si abbiano risposte, occorre procedere con indagini di livello superiore che vanno ad indagare sulle cause della secondarietà.

Gastroenterologia a Roma