BPCO: le cause, i sintomi e la terapia

BPCO: le cause, i sintomi e la terapia

Editato da: Antonietta Rizzotti il 12/07/2023

La BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) è una patologia respiratoria in costante aumento nella società, ma è anche molto sottovalutata sia dai pazienti che ne sono affetti che dalla classe medica. Ne parla il Dott. Simone Bianconi, esperto in Pneumologia a Roma

Quali sono le cause della BPCO?

La BPCO è una patologia che colpisce prevalentemente i fumatori, ma anche l’inquinamento ambientale e professionale svolgono un ruolo molto importante, così come la predisposizione familiare.

Quali sono i sintomi della BPCO?

I sintomi della BPCO insorgono gradualmente e lentamente nel tempo, e spesso i pazienti si rivolgono allo specialista in fasi molto tardive. Ecco perché è fondamentale riconoscere i campanelli d’allarme quali la fame d’aria per sforzi progressivi, la tosse e l’espettorazione (l’espulsione di catarro), soprattutto al mattino.

Come si esegue la diagnosi di BPCO?

Per fare una diagnosi certa occorre eseguire una spirometria, un test molto semplice in cui si misura la capacità respiratoria del paziente facendolo soffiare attraverso un boccaglio. Il test diagnostico è il rapporto tra 2 parametri, il Fev1 e la FVC, che se inferiore al 70% permette di fare diagnosi di ostruzione bronchiale.

Questo esame è importante sia nella diagnosi che nel monitoraggio del paziente nel tempo e, quindi, per vedere se la patologia è sotto controllo, sta migliorando o sta peggiorando.

 

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Come si cura la BPCO?

I farmaci che curano la BPCO sono i broncodilatatori: farmaci inalatori che vengono assunti attraverso dei dispositivi innovativi ed efficaci, che fanno arrivare il farmaco sotto forma di microparticelle nei bronchi più piccoli, sede dell’ostruzione.

Esistono 2 categorie di broncodilatatori, i beta 2 stimolanti e gli antimuscarinici, che possono essere somministrati sia singolarmente che in associazione. Sono farmaci che possono essere assunti in sicurezza con restrizioni inferiori a quelle di molti altri farmaci di comune utilizzo. La cosa positiva di questi farmaci è che, essendo inalatori, hanno uno scarsissimo assorbimento in circolo a differenza delle compresse; la cosa negativa è che i pazienti non li considerano effettivamente così importanti e, dopo un primo periodo, tendono a non assumerli più. La sfida più grande di noi pneumologi è proprio quella di far capire ai nostri pazienti che questi farmaci vanno assunti ogni giorno per tutto l’anno, al pari dei farmaci per l’ipertensione o il diabete.

Nelle fasi avanzate della patologia il farmaco principale diventa, purtroppo, l’ossigenoterapia per almeno 18 ore al dì, ed è questo che noi dobbiamo assolutamente evitare.

Grazie a un’assunzione costante dei broncodilatatori non solo il paziente può migliorare la sua capacità di esercizio fisico e la sua qualità di vita, ma anche ridurre drasticamente quelle che noi definiamo le riacutizzazioni della malattia. Le riacutizzazioni sono eventi in cui si assiste ad un peggioramento della sintomatologia, soprattutto della fame d’aria, della tosse e dell’espettorazione. In queste fasi bisogna ricorrere all’uso di antibiotici e cortisonici, sia al domicilio che in regime di ricovero ospedaliero.

Il consiglio che diamo ai pazienti che soffrono di questa patologia è quello di non abbandonare mai il farmaco broncodilatatore e di eseguire ogni 4-6 mesi dei controlli spirometrici ambulatoriali.

 

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Pneumologia e Malattie Respiratorie a Roma