Cefalea: come riconoscerla in semplici mosse

Pubblicato il: 20/06/2023 Editato da: Serena Silvia Ponso il 20/06/2023

Tra le patologie più frequenti e dolorose, sia in età adulta che in età infanto-giovanile, rientra la cefalea, che deve essere trattata il prima possibile perché se no tende a cronicizzare. Ma come fare per riconoscerla? Ce lo spiega la Prof.ssa Maria Sicuteri Nicolodi, Neurologa a Firenze

La comparsa della cefalea: quando insorge?

La cefalea di solito compare in età infanto-giovanile, tant’è che la frequenza nei soggetti giovani varia dal 30 al 60%. Tra gli adulti, invece, 2 soggetti su 10 hanno il mal di testa. Negli ultimi 30 anni la forma cronica è diventata 500 volte più frequente nei ragazzi under 18, quindi è chiaro che non bisogna aspettare l’età adulta per offrire una soluzione a questo problema, che è stato ormai riconosciuto da tutte le organizzazioni mondiali per la salute come il primo tra gli handicap della vita lavorativa e sociale.

Qual è la differenza tra emicrania e cefalea?

La parola “cefalea” è un termine medico per dire “mal di testa”; tutti e due i termini identificano qualsiasi forma di dolore al capo. L’“emicrania”, invece, è un termine che di per sé rappresenta una diagnosi perché precisa un tipo definito di cefalea.

Quando si fa la diagnosi di cefalea primaria bisogna difatti almeno definire il tipo fondamentale a cui questo mal di testa appartiene. Si parla allora di emicrania o di cefalea a seconda dei casi.

 

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Emicrania

In questo caso il dolore è pulsante, e si aggrava praticando sforzi fisici o scuotendo la testa.
La risposta agli analgesici è buona o discreta.
I sintomi associati sono molto frequenti, specie nelle forme abbastanza serie e severe, e sono:

  • fastidio ai rumori e alla luce;
  • possibile nausea e talvolta vomito;

L’emicrania può essere senza aura o con aura.

È con aura quando si associa a disturbi neurologici, in genere percepiti come disturbi visivi (zig zag luminosi o macchie scure, dette scotomi) che interferiscono col campo visivo creando un grosso handicap per 15-20 minuti.

Peraltro, sono conosciute anche le aure sensitive o motorie. La forma con aura raramente o mai diventa cronica, ed è comunque la forma che implica maggiori rischi associati a livello cerebrovascolare, sebbene anche la forma senz’aura contempli dei rischi di questa natura. L’aura si associa poi a dolore eguale a quello dell’emicrania senz’aura, che è quest’ultima la forma ampiamente più comune e quella che tanto cronicizza.

Cefalea

Ovvero “tension-type”: dolore costrittivo e in genere continuo; il dolore non è invalidante, cioè non impedisce le attività quotidiane e gli sforzi fisici. La cefalea è invalidante quando, e non raramente accade, diventa cronica.
Nessuna risposta agli analgesici.

Altri tipi di cefalea sono:

  1. Cefalea a grappolo: poco frequente e con maggiore incidenza nei maschi, soprattutto adulti, mentre è rara nelle donne. La cefalea a grappolo si manifesta con attacchi di circa 30 minuti, durante i quali il dolore è violento e colpisce sempre uno stesso lato del viso. Di solito l’epicentro è l’occhio, ma si può diffondere fino all’arcata dentaria. In questo caso la cefalea è accompagnata da altri sintomi quali rinorrea, rossore della cute e lacrimazione, sempre nella stessa parte dove si sviluppa il dolore. La cefalea si verifica in alcuni periodi dell’anno e di solito sempre alla stessa ora. Nel periodo degli attacchi, le crisi di solito sono due o più di due al giorno. Anche nella cefalea a grappolo vi sono delle varianti croniche e qui si entra in forme davvero, davvero difficilmente vivibili senza un appoggio sociale e terapico.
  2. Cefalea parossistica: definita a volte “cefalea a grappolo al femminile” perché colpisce maggiormente le donne, questa cefalea è caratterizzata da brevi attacchi di dolore violentissimo che si localizza a una sola tempia. Gli attacchi possono essere molteplici nell’arco delle 24 ore.

Comunque, individuare la corretta diagnosi di base è importante, ma di sicuro non si è fatto tutto a favore di chi ha questa patologia. Il nostro gruppo ha definito sin dagli anni ‘70 del 1990 un approccio unitario, olistico; il che vuol dire tener conto dell’essere umano che si ha davanti a 360 gradi. Quindi, non c’è un’emicrania con aura, ma c’è l’emicrania di una certa persona che è maschio o femmina, che ha un’età precisa e che vive in ambiente inquinato o no, che è sotto stress oppure no. Tutte queste variabili cambiano l’aspetto della patologia, i neurotrasmettitori in gioco e il modo di reagire di chi è malato.

 

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Neurologia a Firenze

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