Il termine cistite indica un’infiammazione/infezione della vescica e dell’uretra associata a sintomi urinari, ovvero pollachiuria (aumento della frequenza minzionale) e disuria (bruciore alla minzione), accompagnati da dolore e senso di peso sovrapubico. Ha approfondito l’argomento la Dott.ssa Dania Gambini, esperta in Ginecologia
Quanto è frequente la cistite nelle donne? E quante tipologie di cistite esistono?
È stato pubblicato in letteratura come il 10-15% delle donne negli Stati Uniti manifesti un episodio di cistite all’anno. Si parla di cistiti ricorrenti quando si verificano almeno tre episodi in un anno o due negli ultimi sei mesi. Si definiscono invece post-coitali quelle cistiti che compaiono entro 24-72 ore dal rapporto. Risulta chiaro come le cistiti ricorrenti e/o post-coitali impattino negativamente sulla qualità di vita delle pazienti.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Principali caratteristiche della vulvodinia
Cosa fare in caso di cistiti ricorrenti? Come scegliere l’approccio terapeutico più indicato?
Nella gestione delle donne con cistiti ricorrenti, è fondamentale indagare l’associazione con comorbilità intestinali (stipsi, diarrea, sindrome del colon irritabile, intolleranze alimentari), ginecologiche (endometriosi, vulvodinia e secchezza vaginale), l’anamnesi positiva di diabete e di fibromialgia.
La visita ginecologica fornisce informazioni utili per impostare l’approccio terapeutico: è necessario valutare il trofismo della mucosa vulvare e vaginale, il pH della vagina, lo stato di contrattura della muscolatura perivaginale. Infatti, frequentemente nelle donne affette da cistiti ricorrenti si riscontra una contrattura marcata, ovvero ipertono del muscolo elevatore dell’ano, che determina un restringimento della vagina con conseguente abrasione meccanica e sfregamento dell’uretra e della vescica durante il rapporto sessuale, con sviluppo di cistite post-coitale da causa meccanica. È nota ormai la frequente associazione (60%) tra cistiti ricorrenti e/o post-coitali e la vestibolite vulvare/vestibolodinia provocata.
In sede di visita ginecologica si può inoltre valutare la dolorabilità dell’area uretrale e vescicale, e quella derivante dalla messa in tensione dei legamenti utero-sacrali. Risulta evidente come la terapia antibiotica, utile nel trattamento dell’episodio isolato di cistite acuta, non sia efficace nel caso di cistiti ricorrenti e possa invece peggiorare la situazione, andando a creare disbiosi intestinale e vescicale, e favorendo l’insorgenza di ceppi batterici antibiotico-resistenti.
Le cistiti ricorrenti si possono prevenire?
Per prevenire l’insorgenza delle cistiti ricorrenti si può ricorrere a prodotti come il D-mannosio (utile nei casi di persistenza di cistiti da Escherichia Coli), probiotici e lattobacilli, in associazione ai trattamenti specifici delle comorbilità presenti, in particolare la riabilitazione del pavimento pelvico per risolvere l’ipertono della muscolatura perivaginale.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Cistiti e prostatiti: infezioni alle vie urinarie maschili e femminili