Come contrastare la steatosi epatica

Autore: Prof. Luca Valenti
Pubblicato: | Aggiornato: 03/04/2023
Editor: Karin Mosca

Il fegato grasso, o steatosi epatica non alcolica, è una condizione che interessa il 20-38% degli adulti. Con la dieta, però, si possono ridurre l’infiammazione, la progressione della fibrosi e il rischio cardiovascolare. Il Prof. Luca Valenti, esperto in Medicina Interna a Milano, ci spiega quale alimentazione scegliere per proteggere il proprio fegato

Che cos’è la steatosi epatica?

Il fegato grasso, o steatosi epatica, è un accumulo di grasso a livello delle cellule epatiche. È normale che una certa quantità di grasso sia presente nel fegato (contribuisce a mantenerne la struttura) ma, se questa supera il 5% del peso dell’organo, rappresenta un problema da non sottovalutare.

Il fegato grasso, solitamente, non si evolve in una patologia epatica più grave. Vi è, però, un 5-10% dei casi in cui il fegato s’infiamma, causando steatoepatite. Se l’infiammazione non viene trattata, il tessuto infiammato genera tessuto cicatriziale (fibrosi epatica), che distorce la struttura del fegato e ne sostituisce il tessuto. Questo porta alla cirrosi epatica (il fegato si deteriora lentamente e perde la sua funzionalità) e all’insufficienza epatica (il fegato smette di funzionare improvvisamente): può diventare, dunque, necessario un trapianto di fegato. La steatoepatite, poi, aumenta il rischio di sviluppare una carcinoma del fegato (epatocarcinoma). Inoltre, la steatosi epatica contribuisce allo sviluppo di diabete ed alterazioni dei lipidi che favoriscono le malattie cardiovascolari.

Il riscontro anche occasionale di steatosi epatica è quindi un campanello di allarme che deve indurre a modificare le proprie abitudine di vita.

Steatosi epatica: curarla con dieta ed esercizio fisico

Le persone in sovrappeso o obese, spesso, soffrono di “fegato grasso”. Secondo diversi studi, già il solo dimagrimento, con una perdita di peso di il 7-10% del peso iniziale, è in grado di migliorare la steatosi. Risulta evidente, quindi, che un’attività fisica costante (almeno 30 minuti 3 volte la settimana) ed un’alimentazione sana sono due strumenti importantissimi nel trattamento della steatosi.

La dieta mediterranea è la dieta da preferire, in quanto ricca di nutrienti che si confermano “nemici” del fegato grasso:

  • Acidi grassi Omega 3: gli Omega 3 svolgono un’azione antinfiammatoria e favoriscono i meccanismi che portano all’utilizzazione dei grassi. Si possono assumere attraverso i pesci grassi, i semi di lino e le noci.
  • Vitamina E: la vitamina E ha un’azione antiossidante e sembrerebbe limitare le infiammazioni al fegato. Si trova nella frutta secca e nell’olio extravergine d’oliva.
  • Vitamina D: come gli Omega 3, la Vitamina D aiuta l’utilizzazione dei grassi, riduce l’infiammazione e la fibrosi del fegato. Oltre che nelle uova, si trova nel pesce (sardine, alici, tonno, sgombro e salmone).
  • Polifenoli (specialmente antocianine): grazie alla loro azione antinfiammatoria e antiossidante, contrastano l’accumulo di grassi a livello del fegato e l’infiammazione. Sono utili soprattutto i frutti di bosco, le olive, le cipolle, il cavolo rosso, tè e caffè.

Un ultimo consiglio?

Un altro consiglio è quello di preferire sempre ingredienti freschi e di qualità, limitando il consumo di alimenti raffinati, in particolare zuccheri e grassi saturi e di bevande addizionate di fruttosio e contenenti alcool.

Per i pazienti affetti da forme più severe di steatoepatite anche la ricerca scientifica si sta muovendo. Nei centri di riferimento sono attualmente in corso di sperimentazione clinica nuovi farmaci in grado di contrastare l’accumulo di grasso, infiammazione e fibrosi nel fegato.

Prof. Luca Valenti
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