Come migliorare l'elasticità del pene e mantenere un'erezione ottimale
Il Dott. Alberto Roggia, specialista in Andrologia, Urologia e Urologia pediatrica, delinea in questo articolo le cause del disturbo erettile e le opzioni terapeutiche attualmente disponibili
Il difficoltoso mantenimento dell'erezione è un disturbo frequente?
È certamente molto frequente, in età anche giovanile, dai 20-40 anni, determinato il più delle volte da cause organiche, accompagnate spesso da ansia da prestazione per cui il paziente si sente fortemente sminuito come uomo e perde la propria autostima e la fiducia nella propria capacità sessuale.
Occorre ricordare come il pene sia un organo con una alta dinamicità, caratterizzata da rapida estensione ed espansione e pertanto segno di ottima elasticità dei corpi cavernosi con aumento in lunghezza e larghezza dimetrica del pene stesso.
Talvolta, tuttavia, il paziente può registrare che l'erezione non raggiunga la massima rigidità, o addirittura che la perda rapidamente, lamentando una grande difficoltà nel mantenere la rigidità del pene stessa.
Come avviene l'erezione?
Schematicamente ed in sintesi, ci sono tre fasi che si sviluppano rapidamente:
- la fase della tumescenza per dilatazione delle arterie cavernose ed elicoidali comportante la distensione del tessuto cavernoso.
- A ciò fa immediatamente seguito la fase della rigidità con aumento della pressione intercavernosa favorita da un valido meccanismo venoso-occlusivo.
- Infine la fase della massima rigidità per contrazione dei muscoli ischiocavernosi.
Importanza della diagnosi e quali sono i disturbi
È certamente consigliabile una tempestiva visita andrologica, evitando di ricercare in internet i rimedi per un “fai da te” che non fanno altro che ritardare la diagnosi esatta e quindi le corrette terapie.
Lo specialista andrologo, ascoltando accuratamente il paziente chiederà anche precise informazioni sulle modalità di insorgenza del deficit erettile, da quanto tempo e la sua frequenza, e se associato ad una eiaculazione precoce che magari ora appare ingravescente, oltre che se abbia registrato anche alterazioni della sensibilità del glande o formicolii al glande o lievi dolenzie o minime fastidiose sensazioni al pene.
Quindi l'andrologo procede alla visita accurata obbiettiva di tutto l'apparato genitale maschile consigliando un approfondimento diagnostico con esami non invasivi e cioè del tutto indolori.
Cause organiche: sono presenti nel 95 -97 % dei casi
Si tratta di un processo infiammatorio a carico della tunica o guaina di rivestimento dei corpi cavernosi o del setto tra i due corpi cavernosi, una infiammazione di cui al momento il paziente non se ne accorge affatto non comportando alcun dolore o disturbo. Ma tale processo determina l'insorgenza di scarsa elasticità e di conseguenza una scarsa distensione ed espandibilità del pene a causa della formazione di un tessuto fibrotico e la riduzione di concentrazione delle fibre elastiche.
Molte volte è associata anche un alterata vascolarizzazione arteriosa o venosa del pene, sia qualora l'afflusso di sangue arterioso è deficitario, e sia quando è danneggiato il meccanismo venoso-occlusivo per cui non si realizza il corretto blocco dello scarico di sangue venoso.
Quali sono le terapie: cura del sintomo ma soprattutto cura delle cause
Da precisare che i vari farmaci vasoattivi oramai ben noti, inibitori della fosfodiesterasi, permettono una migliore erezione, ma è evidente che occorra curare la causa che ha generato il disturbo, altrimenti la patologia continuerà ad evolversi e peggiorare.
La tempestiva e precisa diagnosi consente di impostare le cure più idonee con ottimi risultati. Ovviamente le cure, generalmente multimodali, saranno in base a vari fattori clinici valutati dallo specialista andrologo. Non sono indicate terapie chirurgiche.