Insufficienza renale cronica: l’approccio multifattoriale è indispensabile
Autore:L’insufficienza renale cronica è una patologia complessa che colpisce circa il 10% della popolazione adulta. Il Prof. Giacomo Deferrari, esperto in Nefrologia a Genova, ci spiega per quale motivo è necessario un approccio multidisciplinare
Chi sono i soggetti più a rischio di insufficienza renale cronica?
Circa 15 milioni di italiani soffrono di diabete mellito, ipertensione arteriosa od obesità e sono a forte rischio di malattie renali, tra cui la Malattia Renale Cronica (MRC). Questa patologia è caratterizzata dalla presenza, per almeno 3 mesi, di alterazioni funzionali o strutturali dei reni o di anomalie urinarie (albuminuria, proteinuria o globuli rossi nelle urine con o senza riduzione del filtrato glomerulare).
La MRC possiede 5 stadi: nel più lieve le alterazioni sono minime, mentre il più grave è rappresentato da un’insufficienza renale terminale che necessita un trapianto o la dialisi.
Inoltre, si è dimostrata un predittore di outcome cardiovascolare sfavorevole: con il progredire della MRC entrano in gioco molti altri fattori che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari (ipercolesterolemia, ritenzione di sale, alterazioni del metabolismo calcio-fosforo e della vitamina D, anemia ed attivazione del sistema renina-angiotensina).
Cosa fare in caso di insufficienza renale cronica?
Un approccio multifattoriale intensivo, basato sul controllo di pressione arteriosa, glicemia, colesterolo, sulla dieta e sull’uso di inibitori del sistema renina-angiotensina (ACE inibitori o sartani), è la miglior opzione per ridurre non solo l’evoluzione dell’insufficienza renale, ma anche l’insorgenza di patologie cardiovascolari.