La linea sottile tra mente e cuore: le aritmie da stress!

Autore: Dott. Mattia Laffi
Pubblicato: | Aggiornato: 24/05/2023
Editor: Cecilia Ghidotti

Quando parliamo di stress pensiamo sempre ad una patologia che influisce a livello psicologico sulle nostre vite. Lo stress, però, ha anche chiare manifestazioni fisiche: mal di testa, disturbi gastrointestinali e disturbi cardiocircolatori. In questo articolo vediamo come una mente stressata può dare vita ad aritmie cardiache

Le aritmie da stress

Le aritmie che vediamo più spesso come collegate allo stress sono la tachicardia sinusale e le extrasistoli. Tuttavia possiamo dire che la maggior parte delle aritmie possono essere, se non generate, quanto meno favorite dallo stress.  Questo vale sia per le aritmie “fisiologiche” come la tachicardia sinusale, in cui la “scarica di catecolamine” determina l’aumento diretto della frequenza cardiaca, ma anche per le aritmie patologiche, sia ventricolari che atriali. Se in alcuni casi tale correlazione potrebbe non confermare il nesso di causalità (cioè se chi soffre di aritmia è più depresso il motivo potrebbe essere che l’aritmia stessa peggiora il tono dell’umore e non viceversa) in alcuni studi prospettici è stato invece dimostrato come sia lo stress a favorire l’innesco di aritmie come la fibrillazione atriale e una sua corretta gestione possa ridurre gli episodi.  

Un altro aspetto importante è che ci sono soggetti che sono più sintomatici per le stesse aritmie che da altri soggetti sono avvertite poco o nulla. Anche qui spesso c’è una correlazione tra gravità del sintomo con livello di stress e carattere ansiosi.  

La relazione tra mente e cuore

Cuore e cervello sono strettamente legati da molteplici e complesse interazioni.

Alcuni esempi sono noti a tutti: uno stress acuto o uno spavento causano l’immediata accelerazione del battito cardiaco per attivazione del sistema simpatico. Un dolore viscerale o qualcosa che ci impressiona o altri meccanismi visceroriflessi possono invece attivare il sistema parasimpatico, mediante il nervo vago, e determinare rallentamento del battito e la sincope vaso-vagale.  Addirittura esiste una sindrome, la Sindrome di Tako Tsubo, in cui un forte dispiacere, soprattutto in donne di mezza età, può determinare un vero infarto miocardico pur a coronarie sane. 

Lo stress attiva il sistema neuroendocrino, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con il rilascio di mediatori quali catecolamine e cortisolo ma anche un aumento dei mediatori dell’infiammazione con conseguenze per tutto l’organismo: gli effetti cardiaci in particolare sono l’aumento frequenza, della pressione ma anche incremento dell’aggregazione piastrinica, del rischio d’ischemia, ed effetti elettrici diretti a livello delle cellule atriali e ventricolari

Questa modulazione del sistema nervoso autonomo sulle proprietà elettriche cellulari costituisce il terzo pilastro del cosiddetto Triangolo di Coumel (gli altri due sono il substrato aritmico e un trigger aritmico) nella genesi delle aritmie. Lo stress attiva in particolare il sistema simpatico, favorendo, soprattutto in chi ha un substrato aritmico (una anomalia cardiaca elettrica o strutturale) l’insorgenza di un’aritmia quando un trigger (ad esempio una semplice extrasistole) la innesca.

Aritmie da stress: prevenzione e cura

Di fronte ad un’aritmia la prima necessità è sempre fare una diagnosi corretta; sottostimare il problema ipotizzando che il disturbo derivi solo dallo stress potrebbe essere un errore. È quindi importante inquadrare il paziente, i suoi sintomi, eventuali segni di cardiopatia e cercare di documentare l’aritmia quando possibile. Questa fase diagnostica, oltre ad essere importantissima per la prognosi del paziente perché permette d’instaurare cure importanti in caso di problemi organici, può essere sufficiente in caso di un aritmia benigna, in quanto il paziente inizialmente preoccupato dal disturbo, una volta che viene rassicurato adeguatamente sulla benignità dello stesso, lo accetta e interrompe quel circolo vizioso in cui il “sentire il cuore” diventa fonte di stress; quindi finisce con il non farci più caso o ad assistere alla sua progressiva scomparsa.

In casi selezionati, quando magari ci sono comorbidità, possono inoltre essere utili alcuni farmaci cardiologici ma non solo.

Quando si è sicuri che le aritmie sono legate essenzialmente ad una risposta non funzionale allo stress è utile agire su questo. Qui i possibili interventi sono molti e andrebbero individualizzati caso per caso.

Tra i consigli generici che mi sento di dare il primo, da cardiologo, è di praticare regolarmente un’attività fisica/sportiva, anche semplicemente camminare, essendo noti i benefici a livello fisico e mentale. Indubbiamente anche una vita regolare, una dieta sana, un numero adeguato di ore di sonno, dedicare del tempo a noi, a chi amiamo e a ciò che amiamo ed infine un atteggiamento mentale positivo sono altri punti fondamentali.

Vi sono poi molte altre possibili forme di “stress management” da quelle volte a migliorare i fattori esterni a quelli che modificano la nostra risposta interna e rafforzano la nostra “resilienza”. Sicuramente anche su questo non bisogna sottovalutare l’importanza di chiedere aiuto ad un esperto.

Dott. Mattia Laffi
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