Le donne interessate dalla mutazione dei geni Brca1 e Brca2 presentano maggiore rischio di sviluppare tumori al seno e all’ovaio. Ce ne parla la Dott.ssa Emanuela Rabaiotti, specialista in Ginecologia a Milano
Di cosa si tratta?
Si tratta di una mutazione genetica che riguarda i geni oncosoppressori BRCA (BReast CAncer) 1 e 2 coinvolti nei meccanismi di riparazione del DNA.
Un genitore portatore, uomo o donna, ha il cinquanta per cento di probabilità di trasmettere la mutazione a ciascuno dei propri figli. Ciò significa che è possibile che nessuno dei figli abbia ereditato il gene mutato, o che potrebbero averlo ereditato solo alcuni di loro o tutti loro.
Le donne che ereditano questa mutazione sono più suscettibili (anche in età relativamente precoce) alle neoplasie della mammella e dell’ovaio, tuttavia non tutte le donne che ereditano questa mutazione sviluppano un tumore, motivo per cui è difficile prevederne l’andamento.
Qual è il compito dei geni Brca1 Brca2?
Questi due geni sono adibiti, insieme ad altri geni minori, alla riparazione dei danni cellulari a carico del Dna. Quando questi geni sono portatori di varianti patogeniche perdono la loro funzione rendendosi responsabili della degenerazione cellulare e quindi dello sviluppo di neoplasie, in particolare della mammella e dell’ovaio.
Come sapere se si è portatori della mutazione?
Dopo aver raccolto i dati anamnestici del paziente e della sua famiglia, il medico specialista procederà con l’analisi mutazionale (solo in presenza di criteri personali o familiari stabiliti da linee guida regionali e nazionali) che consiste in un prelievo di sangue da cui sarà possibile analizzare i linfociti e il Dna. L’esito potrà quindi essere:
- Positivo: se nel Dna è presente una variante patogenica;
- Negativo: se nel Dna non è presente la variante patogenica;
- Non informativo: non vi sono varianti patogeniche, nemmeno nel contesto familiare;
- Significato sconosciuto (VUS) se viene identificata una variante genetica sconosciuta, quindi non identificata e che non può essere associata a un possibile rischio tumorale.
Cosa fare se l’esito è positivo?
È importante ricordare che essere portatori di questa mutazione non significa avere un tumore e nemmeno avere la certezza di ammalarsi. Significa invece avere una percentuale maggiore (del 60-70% per il tumore alla mammella e del 20-40% per il tumore all’ovaio) di ammalarsi di tumore e la necessità quindi di applicare strategie di riduzione di tale rischio. Esse comprendono:
- Per il tumore al seno: un aumento della sorveglianza attraverso gli esami di screening (mammografia, ecografia mammaria e RMN alternate) o la mastectomia bilaterale profilattica;
- Per il tumore all’ovaio: l’asportazione preventiva delle tube o anche delle ovaie (salpingo-ovariectomia bilaterale) in età premenopausale (35-40 aa per le pz BRCA1 mutate; 40-45 aa per le pz BRCA2 mutate).
La chirurgia preventiva risulta sempre la scelta più efficace per evitare il rischio di sviluppare tumori soprattutto per il tumore dell’ovaio per il quale non esiste nessuna strategia di screening validata.