Ovodonazione: come si valuta la recettività uterina?

Ovodonazione: come si valuta la recettività uterina?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 11/05/2023

Nei casi di ovodonazione le percentuali di successo superano il 50% dei casi: vuol dire che in oltre la metà dei trattamenti otterremo la gravidanza. Ma cosa succede nel restante 40-50% dei casi nel quale non otteniamo la gravidanza? Risponde il Prof. Leonardo Rinaldi, esperto in Ginecologia a Roma

Donna incinta

Caratteristiche dell’impianto embrionario

Il mancato impianto nella fecondazione in vitro dipende da molti fattori. Il momento dell’impianto embrionario è una fase molto delicata nella quale si sviluppa un dialogo tra utero ed embrione che serve a preparare l’utero ad accettare l’embrione.

Tutti gli attori di questa fase sono altrettanto importanti. L’embrione deve essere un embrione vitale, cioè in grado di crescere, impiantarsi e dialogare positivamente con l’endometrio. L’utero deve essere in una fase recettiva, nella quale l’esposizione coordinata agli ormoni (estrogeni e progestinici) ha creato un ambiente favorevole ad un dialogo fruttifero con l’embrione.

Quali sono gli strumenti a nostra disposizione per poter valutare la recettività uterina?

La prima linea di studio comprende degli esami di diagnostica per immagini, tra i quali troviamo:

  • La semplice ecografia transvaginale ci permette di valutare lo spessore e la morfologia dell’endometrio e di escludere la presenza di elementi come i fibromi ed i polipi che possono ostacolare l’impianto;
  • L’ecografia tridimensionale endovaginale ci permette di valutare la forma della cavità uterina (alcune malformazioni uterine sono legate ad un ridotto tasso di impianto);
  • Se necessario l’isteroscopia diagnostica permette di “vedere” direttamente le caratteristiche dell’endometrio.

Associati a questi esami sono oggi a disposizione dei medici degli strumenti che si usano sulla biopsia endometriale:

  • La biopsia endometriale è un intervento ambulatoriale che consiste nell'asportazione ed analisi di un piccolo frammento del tessuto che riveste l’interno dell’utero ed è deputato ad accogliere l’embrionee l’analisi dell’endometrio che otteniamo mediante questo piccolo intervento può essere svolta a più livelli, cercando di capire se ci sono segni di infezioni croniche che possono impedire l’impianto, se il microambiente uterino è favorevole all’impianto ed infine se l’attività dei geni endometriali che lavorano per l’impianto è regolare.

Non tutti questi esami sono utili in tutte le pazienti, ma è compito del medico cercare di capire quali aspetti approfondire, nella consapevolezza che come abbiamo detto all’inizio una parte dei fallimenti di impianto in realtà dipende dagli embrioni. In caso di fallimento di impianto quindi la prima fase deve comprendere un’analisi critica sia del tentativo effettuato che dell’iter diagnostico che ha preceduto il tentativo per valutare come procedere: non dimentichiamo che alcune condizioni patologiche materne come trombofilia, ipotiroidismo non trattato o diabete influiscono negativamente sulla possibilità di impianto.

Ginecologia e Ostetricia a Roma