Protesi al ginocchio: quando e come?

Autore: Prof. Leonardo Osti
Pubblicato: | Aggiornato: 23/09/2021
Editor: Cecilia Ghidotti

In caso di grave danno all’articolazione responsabile del collegamento tra femore e tibia è necessario ricorrere ad un intervento di chirurgia protesica del ginocchio. Il Prof. Leonardo Osti, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Modena, ci spiega di più sull’intervento

Quali sono le principali patologie che rendono necessario un intervento di chirurgia protesica del ginocchio?

Il ginocchio presenta un’articolazione composta dai condili femorali, dal piatto tibiale e dalla rotula, rivestita da cartilagine cioè da un tessuto caratterizzato da scarsa capacità di rigenerazione. Questa cartilagine può essere colpita da una degenerazione e da alterazioni ossee e strutturali che prendono il nome di artrosi, condizione che provoca dolore, rigidità e gonfiore del ginocchio nonché deformità e diminuzione della mobilità. L’artrosi del ginocchio, o gonartrosi, si manifesta solitamente tra i 40 e 50 anni di vita o più precocemente nel caso di pazienti affetti da patologie quali artrite o alterazioni post-traumatiche.

Come viene effettuata la diagnosi?

La diagnosi viene effettuata da uno specialista ortopedico tramite esame clinico, anamnesi del paziente e radiografie ai fini di valutare la gravità del danno. Per rendere più completa la valutazione è poi possibile ricorrere ad una risonanza magnetica (di maggior utilità quando l’artrosi si trova nella fase iniziale) o, in alcuni casi, ad un TC per individuare deformità o riassorbimenti ossei.

Il trattamento di chirurgia protesica del ginocchio

La decisione della chirurgia viene presa quando si riscontra una significativa riduzione del movimento insieme ad una situazione dolorosa che non risponde alle terapie mediche e fisioterapiche e persiste durante la giornata impedendo al paziente il normale svolgimento delle attività quotidiane. La durata dell’intervento si aggira intorno a 1-2 ore a seconda del singolo caso tenendo conto del tipo di protesi, dell’esperienza del chirurgo e di eventuali complicanze. Viene eseguito sotto effetto di anestesia spinale o, in casi particolari, di anestesia generale. Nonostante l’usura causata da utilizzo, peso corporeo ed eventuali patologie, una volta impiantata la protesi ha una sopravvivenza media di circa 15 anni. Il recupero nel post operatorio può essere iniziato già il giorno dopo l’intervento, gradualmente e con una semplice flessione del ginocchio. Dalla seconda/terza giornata il paziente può mettersi in piedi con il supporto di un deambulatore e cominciare esercizi ginnici per il rinforzo del quadricipite e lo stretching dei flessori. In seguito all’intervento è fondamentale intraprendere un programma di riabilitazione della durata di almeno 6 settimane affinché se ne possano vedere i benefici.

Quali sono le tipologie di protesi disponibili ad oggi?

Il tipo di protesi che viene utilizzata può variare a seconda del danno e dei bisogni del paziente. Le protesi monocompartimentali vengono solitamente utilizzate in sostituzione del compartimento femoro-tibiale interno o esterno in pazienti che presentano un buon bilanciamento dei legamenti e deviazioni assiali lievi. Le protesi femoro-rotulee hanno funzione di rivestimento e vengono utilizzate in sostituzione a rotule e troclee affette da patologie. Si ricorre invece a protesi totali in caso di usura delle superfici articolari facenti parte dei compartimenti femoro-tibiali, della troclea e della rotula.

Prof. Leonardo Osti
Ortopedia e Traumatologia

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