Rene policistico: controllarlo con l’alimentazione!

Autore: Dott. Giacomo Garibotto
Pubblicato:
Editor: Cecilia Ghidotti

La patologia del rene policistico è una tra le malattie ereditarie con incidenza più elevata. Fortunatamente può essere controllata attraverso semplici accorgimenti nell’alimentazione. L’esperto nefrologo Dott. Giacomo Garibotto, ce lo spiega in questo articolo

Rene policistico: definizione e sintomi

Il rene policistico è una malattia ereditaria caratterizzata dalla formazione di cisti all’interno dei reni, che col tempo possono aumentare di dimensione, comprimere il tessuto renale e portare a una riduzione delle sue funzioni.

La forma più comune nell’adulto è definita autosomico dominante (ADPKD), cioè se un genitore è portatore del gene, e l’altro genitore è invece sano, la possibilità nel figlio/a di sviluppare rene policistico è del 50%.

È importante ricordare comunque che la presenza di cisti renali non sempre significa che si tratta di rene policistico. Esistono diversi tipi di cisti: le più comuni sono le cisti semplici e le cisti acquisite che si osservano col progredire del tempo. Il rene policistico autosomico dominante si osserva in genere in 1 caso ogni 500/1000 nuovi nati. Esiste inoltre un’altra malattia ereditaria, la malattia renale policistica autosomica recessiva che è molto più rara e si osserva nel bambino o nel giovane adulto.

Il rene policistico autosomico dominante in genera si mani festa dopo i 20/30 anni. Spesso però è asintomatico per molti anni e può evidenziarsi clinicamente in età matura.

I sintomi principali sono:

  • l’emissione di urine contenenti sangue (ematuria);
  • il dolore al fianco;
  • l’aumento dei valori di pressione arteriosa;
  • le infezioni urinarie;
  • la febbre.

Poiché il rene policistico può associarsi ad altre alterazioni, come le cisti epatiche, gli aneurismi intracranici e i diverticoli del colon, la presentazione clinica può essere riferita a queste specifiche alterazioni.

In genere, il 50% dei casi di rene policistico dell’adulto raggiungono la dialisi entro i 50 anni. Esistono tuttavia molti casi poco evolutivi, anche in rapporto al gene (PKD1 o PKD2) sottostante la malattia.

L’alimentazione come cura

La terapia nutrizionale è importante. In genere, restringere il sale a 4-5 grammi al giorno permette di controllare meglio l’ipertensione, uno dei fattori di progressione di malattia e di prognosi a lungo termine. Inoltre una dieta povera di grassi e contenere il colesterolo “cattivo” permette di rallentare il danno alle arterie. In fase più avanzata, una dieta con poche proteine, ricca in fibre e di vegetali permette di correggere o prevenire in parte molte delle complicanze della malattia renale cronica.

Cibi sconsigliati

In generale scegliere una dieta di tipo mediterraneo. . Scegliere l’olio di oliva a crudo come condimento (in genere 4 cucchiai al giorno, se non ci sono altre contrindicazioni). Evitare cibi conservati ricchi di sodio e fosfati. Nei casi più avanzati (malattia renale cronica stadio 4-5), la dieta va discussa con il nefrologo e con il dietista renale.

Dott. Giacomo Garibotto
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