Riconoscere e curare la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)

Riconoscere e curare la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)

Editato da: Marta Buonomano il 07/03/2023

Il Prof. Antonio Palla, esperto in Pneumologia a Pisa, ci parla dell’iter diagnostico e terapeutico per la BPCO una patologia molto comune nei paesi occidentali

Che cos’è la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva?

La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), principalmente rappresentata da bronchite cronica ed enfisema polmonare, è una malattia caratterizzata da sintomi respiratori persistenti e da limitazione al flusso respiratorio. Essa è frequente, prevenibile e trattabile a patto che si ponga precocemente la diagnosi e che si imposti conseguentemente una corretta terapia, inclusa una drastica eliminazione dei principali fattori di rischio. Tra questi, il più importante nei paesi occidentali è certamente l’abitudine al fumo di tabacco.

donna coi capelli al vento

La BPCO rappresenta un enorme problema di sanità pubblica, sia per l’elevata frequenza nella popolazione generale che per l’alto tasso di mortalità tra i pazienti affetti.

Come si formula la diagnosi?

La diagnosi può essere posta solo dopo esecuzione di una spirometria, esame che valuta il grado di funzionalità respiratoria. Tuttavia, l’indicazione ad eseguire una spirometria è in genere conseguente all’anamnesi e, cioè, alla ricerca di sintomi compatibili o altamente suggestivi di BPCO, quali tosse frequente per lunghi periodi durante i mesi invernali, espettorazione talora muco-purulenta e, nelle fasi più avanzate, dispnea per sforzi dapprima intensi e successivamente sempre più leggeri. Sulla scorta di tali sintomi, il medico, particolarmente il medico di medicina generale, dovrebbe inviare il paziente ad eseguire una spirometria e porre così la diagnosi definitiva.

Cosa prevede la terapia della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva?

La terapia della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva dovrebbe essere proporzionata al grado di gravità dei sintomi e del danno funzionale. Nelle fasi iniziali è in genere sufficiente eliminare i principali fattori di rischio (in primis il fumo di tabacco) e praticare un’attività fisica costante. Con l’aumentare della gravità della malattia, è opportuno iniziare terapia broncodilatatrice a lunga durata d’azione per via inalatoria che, inducendo il rilassamento della muscolatura bronchiale, tende ad aumentare per un lungo periodo (fino a 24 ore) il calibro dei bronchi, particolarmente di quelli di medie e piccole dimensioni. All’uso di questi farmaci si aggiunge, in genere, quello degli steroidi per via inalatoria, farmaci che riducono l’edema delle vie bronchiali ed hanno effetto additivo a quello dei broncodilatori nell’aumentare la pervietà dei bronchi. L’utilizzo della via inalatoria per la somministrazione dei farmaci suddetti ha permesso di indirizzarli esattamente dove devono svolgere la loro funzione, migliorando così notevolmente la loro efficacia, contemporaneamente riducendo a valori molto bassi la loro tossicità. In associazione alla terapia inalatoria, può essere utile in alcuni casi l’uso di immunomodulatori, di fluidificanti del muco e di antiossidanti.

donna coi capelli al vento

Oltre alla terapia farmacologica è infine di assoluta provata efficacia l’uso dei vaccini, soprattutto quello antinfluenzale e quello antipneumococcico.

È dimostrato che la terapia farmacologica regolare sia in grado di migliorare i sintomi, migliorare la qualità di vita, aumentare la tolleranza allo sforzo, ridurre il numero di riacutizzazioni e, probabilmente, aumentare la sopravvivenza del paziente.

Potrebbero interessarti anche i seguenti articoli: Diagnosi e trattamento dell’embolia polmonare e Disturbi respiratori nel sonno: OSAS

Pneumologia e Malattie Respiratorie a Pisa