Il tumore alla prostata, tra le patologie più diffuse tra gli uomini, rimane ancora un enigma per quanto riguarda la sua causa diretta. Tuttavia, fattori come la predisposizione genetica, la familiarità e l'etnia sono stati identificati come determinanti significativi. In questo articolo, il Prof. Salvatore Voce esplora la complessità del tumore alla prostata, evidenziando l'importanza dello screening precoce e delle opzioni terapeutiche disponibili per contrastare questa patologia
Fattori di rischio
Il tumore alla prostata è la seconda patologia per incidenza negli uomini, non si conosce però tutt’oggi una causalità diretta come si è osservato in altre patologie, ad esempio tra fumo e tumore del polmone. Sicuramente entra in gioco la componente genetica, per cui diventano fattori predisponenti la familiarità e l’etnia, essendo la razza africana esposta ad insorgenza più precoce ed in forma più aggressiva. Altri possibili elementi causali sono in analisi come la sindrome metabolica, il diabete, l’obesità, l’ipercolesterolemia nonostante ci siano risultati discordanti ed evidenze deboli. Anche l’alimentazione potrebbe influire con cibi a carattere protettivo (caffè, soia) ed altri a potere predisponente (alcool in alte quantità).
Importanza dello screening
Il tumore alla prostata non dà alcuna manifestazione della sua presenza, se non nelle fasi localmente avanzate. Proprio per questo motivo diventa fondamentale eseguire uno screening mediante dosaggio del PSA ed esplorazione rettale dai 50 anni in poi. L’età di screening si abbassa a 45 anni per soggetti con familiarità per tumore prostatico o etnia africana e 40 anni per soggetti con mutazione di BRCA 2 in famiglia. Attualmente, nonostante la diffusione della risonanza multiparametrica e dell’imaging non convenzionale (es. PET-PSMA), il ruolo cardine nello screening viene mantenuto dal dosaggio del PSA (anche PSA-density o rapporto libero/totale) e dalla esplorazione rettale. Il PSA è un marcatore di screening economico e poco invasivo, ricordiamo però che non è cancro-specifico bensì organo-specifico. Nuovi marcatori sia ematici (come isoPSA e 2proPSA) che urinari (come PCA3) sono disponibili, ma non sono di uso quotidiano nella pratica clinica.
Opzioni terapeutiche
I principali trattamenti attualmente disponibili per il tumore localizzato o localmente avanzato (come parte di un trattamento multimodale) sono sicuramente la chirurgia radicale e la radioterapia associata ad ormonoterapia, con outcome oncologici che sono sovrapponibili. Fattori come l’età del paziente, precedenti interventi chirurgici addominali o la dinamica minzionale devono essere tenuti in considerazione nell’offrire la terapia più adeguata. Terapie focali come la crioterapia o gli ultrasuoni (HIFU) possono essere offerte solo all’interno di trial clinici. Le forme metastatiche possono invece beneficiare di terapia ormonale (di vecchia o nuova generazione), chemioterapia, nuovi agenti (PARP- inhibitors e 177Lu-PSMA-617) o associazioni di queste tre.
Sensibilizzazione al benessere urologico
Il tumore alla prostata è una patologia dalla quale grazie alle armi oggi a nostra disposizione si più guarire, a patto che venga diagnosticata nella sua forma localizzata e questo si può ottenere solamente eseguendo una diagnosi precoce. Dei programmi di screening nazionali promulgati dal ministero della salute non sono ancora in atto, per cui è fondamentale l’educazione e la sensibilizzazione della società maschile al benessere urologico.