La chirurgia di artroprotesi totale d’anca è considerato uno dei principali successi dell’ortopedia contemporanea perché è una procedura che permette di ripristinare la naturale funzionalità dell’articolazione, di eliminare totalmente il dolore acuto e di migliorare indubbiamente la qualità di vita del paziente. Oggi, le caratteristiche degli impianti protesici e l’esperienza dei medici chirurghi permettono di poter constatare un significativo miglioramento nell’ambito della chirurgia protesica. In Italia, il numero degli interventi è in continua crescita, come nel resto del mondo. Ne parla il Dott. Francesco Pezzillo, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Roma
Cosa vuol dire protesizzare un’anca?
La protesi dell’anca è un intervento che ha come obiettivo la sostituzione dell’articolazione coxo-femorale naturale, costituita dalla testa del femore e dalla cavità acetabolare, con un’articolazione artificiale.
È possibile distinguere due tipologie di intervento:
- Artroprotesi: ovvero la sostituzione totale di entrambe le componenti articolari, area acetabolare e femore;
- Endoprotesi: ovvero la sostituzione parziale che ha come obiettivo quello di sostituire solo la componente femorale e di conservare l’acetabolo naturale.
Indicazioni all’intervento di protesi d’anca
La chirurgia protesica dell’anca viene principalmente utilizzata al fine di ridurre il dolore, la limitazione funzionale e la rigidità causate da malattie che colpiscono l’articolazione.
Negli anni ‘70, l’intervento di artroprotesi veniva considerato solamente per i pazienti sedentari, colpiti da coxartrosi primaria e con età superiore ai 65 anni.
Oggi, la teoria di indicazione di questa procedura chirurgica è nettamente differente. Come affermato dal Consensus Conference dell’Istituto Nazionale Americano della Sanità dal 1994, l’intervento può essere eseguito se il paziente è affetto da dolore incessante e limitante e se l’articolazione appare compromessa secondo le evidenze radiografiche.
Grazie alle nuove tecniche di revisione, vengono considerati non solo i soggetti con età maggiore di 65 anni ma anche quelli più giovani, dato che uno degli obiettivi dell’intervento è quello di migliorare la qualità di vita del paziente. L’età del paziente resta comunque un fattore di primaria importanza per la valutazione del tipo di impianto da eseguire.
Ad oggi, la durata delle protesi è limitata nel tempo a causa dell’usura dei materiali. In tal senso, la protesi d’anca si considera:
- Più indicata nei pazienti con un’età superiore ai 60 anni
- Relativamente indicata nei soggetti tra i 50 e i 60 anni
- Raramente indicata in età inferiore ai 50
Quali sono le patologie che possono avere l’indicazione di protesi d’anca?
Un’artroprotesi può essere eseguita per le seguenti patologie:
- Artrosi primaria e secondaria in stadio avanzato
- Artrite reumatoide
- Osteonecrosi asettica della testa del femore
- Spondilite anchilopoietica
- Artropatia psoriasica
- Frattura mediale collo femore (dai 60 anni in poi)
- Lesioni tumorali metastatiche
- Artrite reumatoide giovanile
- Malattia Paget
- Tumori ossei primitivi
- Frattura mediale collo del femore (età inferiore ai 60 anni)
- Tubercolosi ossea
- Osteomielite)
- Displasia dell’anca
- Fratture dell’acetabolo