Il dolore cronico nell'anziano: una sfida multidimensionale

Il dolore cronico nell'anziano: una sfida multidimensionale

Editato da: Vittoria Marcucci il 11/04/2024

Il dolore cronico nell'anziano è una condizione che influisce profondamente sulla qualità della vita di chi ne è affetto, pertanto, è un tema di grande rilevanza clinica e sociale. Ne parleremo con il Prof. Emanuele Marzetti, che ci fornirà una panoramica esaustiva su questo argomento, includendo le cause, gli strumenti di misurazione, le terapie disponibili e la gestione dei pazienti in Italia.

 

Cos’è il dolore cronico?

Il dolore è una condizione caratterizzata da una percezione soggettiva persistente e ricca di sfaccettature psico-emotive, che può compromettere notevolmente la qualità della vita. Secondo l'International Association for the Study of Pain (IASP), il dolore è definito come una spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva associata a un danno tissutale attuale o potenziale

anziano

Si parla di dolore cronico quando il sintomo persiste per oltre 3 mesi e nei casi in cui il dolore permane oltre 1 mese dopo la risoluzione della lesione o della patologia che lo ha originato. È importante sottolineare che il dolore, indipendentemente dalla sua natura acuta o cronica, dipende non solo dal danno tissutale, ma anche dall'interpretazione individuale della sensazione dolorifica.

 

Quali sono le cause?

Le cause del dolore cronico nell'anziano possono essere molteplici e complesse. Le patologie muscolo-scheletriche, come ad esempio l’artrosi, sono tra le principali responsabili del dolore persistente in questa fascia di età. Tuttavia, il dolore cronico nell'anziano può avere origini multidimensionali, coinvolgendo componenti sensoriali, affettive e cognitive. Inoltre, condizioni come l'ansia, la depressione e il declino cognitivo possono contribuire significativamente alla percezione del dolore.

 

Come si misura?

La misurazione del dolore nell'anziano può essere una sfida, specialmente nei pazienti con demenza o con deficit sensoriali. Oltre alle comuni scale di valutazione, come la scala visuoanalogica, è necessario osservare attentamente il linguaggio del corpo (ad es., l’espressione del viso, la postura e la respirazione) e alterazioni comportamentali (ad es., depressione, irrequietezza, agitazione). Scale come la NOPPAIN e la PAINAD costituiscono strumenti imprescindibili per una corretta valutazione del dolore in pazienti non comunicanti o con demenza.

 

Quali sono le opzioni di trattamento?

Le terapie per il dolore cronico nell'anziano possono essere farmacologiche e non farmacologiche. Tra le opzioni farmacologiche più comuni ci sono gli analgesici, come il paracetamolo e gli anti-infiammatori non steroidei (FANS), oltre agli oppioidi per i casi di dolore più grave. È importante considerare il rischio di effetti collaterali e monitorare attentamente la risposta al trattamento. Le terapie non farmacologiche, come la fisioterapia, la terapia occupazionale e le cure palliative, possono integrare efficacemente il trattamento farmacologico.

 

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Come viene gestito il paziente affetto da dolore cronico in Italia?

In Italia, la gestione del dolore cronico nell'anziano è un argomento di crescente attenzione. Rimangono tuttavia importanti sfide da affrontare. La responsabilità della cura e dell'assistenza agli anziani ricade principalmente sulle famiglie, con una su tre che utilizza la maggior parte o tutti i propri risparmi per pagare le cure. Molti anziani con patologie gravi non ricevono cure palliative e antidolorifiche adeguate, nonostante la legge 38/2010 che le garantisca. Ne consegue che le famiglie, spesso prive delle risorse necessarie, sono costrette a prendersi cura dei propri cari anziani, con conseguenze anche sulla loro salute e benessere.

In conclusione, il dolore cronico nell'anziano è un problema complesso che richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato. I pazienti con deficit di comunicazione o con demenza non ricevono spesso le cure di cui avrebbero bisogno e alle quali hanno diritto. Infine, l’accesso alle cure palliative, da riservare a paziente con patologie evolutive a prognosi sfavorevole, varia notevolmente da regione a regione, ma è fondamentale per garantire un adeguato controllo del dolore e migliorare la qualità della vita nelle fasi finali della vita.

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