Quando sottoporsi a una visita di Cardiologia Clinica?
Il Dott. Andrea Mortara, specialista in Cardiologia, ci spiega quali sono i segnali d’allarme per sottoporsi a una valutazione cardiologica e quali test vengono impiegati
Quali sono i principali sintomi e segni clinici che potrebbero indicare la necessità di una valutazione cardiologica approfondita in un paziente?
I sintomi che possono richiamare l’attenzione del paziente e fare pensare ad un problema al cuore sono principalmente quattro:
- Cardiopalmo: è una sensazione di battito accelerato che non è mai stato avvertito nella vita di tutti i giorni, oppure un battito molto irregolare. A volte questo battito del cuore più veloce origina improvvisamente e poi dopo qualche secondo o minuto scompare. Insorge spesso a riposo e per questo motivo si nota più facilmente;
- Fastidio o dolore al torace: spesso si presenta durante esercizio o sforzo fisico, dura più di un minuto e si può irradiare alla mandibola, allo stomaco (spesso confuso con problemi di digestione) o agli arti superiori. Può assumere diverse caratteristiche ma più spesso è oppressivo, qualcosa che spinge sul torace;
- Mancanza di fiato o dispnea: il paziente avverte una sensazione di mancanza di fiato, di non riuscire a completare piccoli sforzi che prima faceva facilmente, oppure fatica a respirare in posizione sdraiata, ha bisogno di stare seduto;
- Sensazione di svenimento: può capitare che si avverta una sensazione di perdere i sensi, oppure che avvenga una vera caduta a terra non spiegata da ragioni semplice come inciampare o perdere l’equilibrio. Spesso si fa fatica a ricordare quello che è successo e la meccanica della caduta.
Questi sintomi non vanno sottovalutati e spesso richiedono l’intervento di un medico che può essere inizialmente il proprio medico di medicina generale e, successivamente, uno specialista cardiologo.
Come si effettua la valutazione di base di un paziente in ambito di cardiologia clinica e quali test diagnostici possono essere raccomandati inizialmente?
In genere, la cosa più importante in una visita cardiologica è la raccolta accurata della storia clinica (anamnesi), di come si sono manifestati i sintomi e se vi è la presenza di altre patologie magari collegate con quanto avvertito negli ultimi giorni.
Il secondo aspetto è sempre la visita accurata del paziente che non comprende solo l’auscultazione del cuore, ma anche dei polsi vascolari, del respiro e degli altri organi importanti come il fegato.
Il primo esame, invece, è sempre l’ECG (elettrocardiogramma) che rappresenta una fotografia importante sull’attività elettrica del cuore, non solo su quanto sta accadendo in quel momento, ma anche sulla storia passata più o meno recente. Dall’ECG il cardiologo vede se il ritmo del cuore è corretto, se ci sono segni di sofferenza ischemica (meno sangue alle coronarie del cuore), segni di un pregresso infarto, o segni anche di ingrossamento del cuore. Quando l’ECG è normale il cardiologo acquisisce un’importante informazione e si può indirizzare verso altri test diagnostici.
I più importanti di questi esami sono l’ecocardiogramma, l’elettrocardiogramma di 24h, o i vari test per scoprire se vi è un quadro di ischemia al cuore che non è visibile a riposo ma solo dopo avere sottoposto il paziente ad una condizione di stress.
Tuttavia, questi test non sono prescritti in modo generico a tutti i pazienti, ma rispondono a dei quesiti specifici. L’ecocardiogramma, ad esempio, permette di studiare in modo completo la morfologia delle quattro camere cardiache, il movimento delle valvole ed è prescritto quando si vuole indagare ad esempio il problema della mancanza di fiato, oppure quando si ascoltano alla visita segni di malattia delle valvole come la stenosi aortica molto frequente nell’anziano.
In che modo integra le informazioni provenienti da diverse fonti, come test di laboratorio, elettrocardiogramma e segni clinici, per una diagnosi completa in cardiologia clinica?
Naturalmente la visita cardiologica e l’esame clinico del paziente insieme all’elettrocardiogramma indirizzano il primo percorso diagnostico.
In genere viene chiesto al paziente di presentarsi con gli esami del sangue recenti sia per identificare altre patologie concomitanti come, ad esempio, l’insufficienza renale o l’anemia, sia per determinare il profilo di rischio del paziente per malattie cardiovascolari attraverso il controllo del colesterolo e della glicemia.
In relazione ai sintomi riferiti dal paziente, alla visita medica, agli esami del sangue, e all’elettrocardiogramma si formula di solito una prima ipotesi diagnostica e si richiedono i successivi approfondimenti necessari.
Ad esempio, un paziente di 82 anni che viene dal cardiologo perché non respira bene. Riferisce di avere una pressione elevata da tanti anni che non ha mai curato, all’esame obiettivo ci sono dei segni di congestione polmonare ma all’ascoltazione del cuore non ci sono soffi valvolari. L’ECG indica chiaramente una ipertrofia (ispessimento) del cuore sinistro, mentre agli esami sono presenti segni di insufficienza renale e una severa dislipidemia. Lo specialista ipotizza una cardiopatia ipertensiva con danno d’organo anche renale e richiede un ecocardiogramma di controllo per la conferma diagnostica e un controllo dell’apparato urinario-renale.