Reflusso gastroesofageo: come riconoscerlo e come curarlo?

Pubblicato il: 13/01/2023 Editato da: Sharon Campolongo il 13/01/2023

Il reflusso gastroesofageo (RGE) è un disturbo molto frequente che colpisce soggetti con età compresa tra i 30 e i 50 anni. Approfondiamo insieme al Dott. Mauro Di Camillo, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, di che cosa si tratta, come si manifesta e come trattarlo

Chi sono i soggetti più a rischio?

Il reflusso colpisce in maniera equivalente uomini e donne ed avviene quando la valvola presente all’estremità dell’esofago, conosciuta come sfintere esofageo inferiore, non chiude più perfettamente il passaggio di succhi digestivi, come l’acido cloridrico e la bile, dallo stomaco nell'esofago. 

Circa il 20% degli adulti lamenta almeno un episodio a settimana ed il 9% degli italiani vive con una malattia da reflusso sintomatica.

A rischio sono soprattutto le persone obese (il 30-40% dei malati di reflusso è sovrappeso).

Quali sono le cause più comuni?

Le cause del RGE sono molteplici e multifattoriali:

  • Disfunzione meccanica della giunzione esofagogastrica
  • Rilasciamenti transitori dello sfintere esofageo inferiore 
  • Ridotta clearance esofagea
  • Alterazione dello svuotamento gastrico

    ragazzo con colpo di tosse

Come si manifesta?

La sintomatologia può essere asintomatica (fisiologica) oppure sintomatica (patologica). Inoltre, i sintomi possono suddividersi in due categorie: tipici o atipici.

Nel caso dei sintomi tipici si trovano:

  • Dolore retrosternale
  • Rigurgito

Invece, in presenza di sintomi atipici compaiono:

  • Asma
  • Tosse cronica
  • Fibrosi polmonare
  • Fibrosi cistica
  • Bronchite cronica
  • Polmonite da aspirazioneragazza stesa sul letto con bruciore di stomaco
  • Displasia broncopolmonare
  • Carie
  • Erosioni dentali
  • Patologie gengivali
  • Dolore toracico non cardiaco
  • Torcicollo
  • Bradicardia riflessa
  • Sclerodermia
  • Alitosi
  • Disfonia
  • Faringodinia persistente
  • Secchezza delle fauci
  • Disfagia
  • Sinusite
  • Otite
  • Apnea notturna

Come si diagnostica?

Gli esami diagnostici principali sono:

  • Esofago-gastro-duodenoscopia: una parte dell’intestino (esofago, stomaco e duodeno) viene analizzato attraverso un endoscopio flessibile per poter valutare lo stato delle mucose (erosioni, ulcere o altre lesioni) e prevenire eventuali complicazioni dovute al reflusso. L’esofago di Barrett è una condizione o tappa intermedia tra una malattia da reflusso cronica e la sua complicanza più temibile, ossia il tumore esofageo;
  • Radiografia con bario: si impiega in casi selezionati soprattutto in chi non può essere sottoposto ad una Gastroscopia;
  • Manometria o Ph-manometria: questa tecnica permette di misurare la pressione e la qualità del refluito acido nell’esofago. Questa procedura è stata sostituita dalla Ph- Impedenziometria esofagea delle 24 ore in centri di riferimento, poiché è possibile ottenere maggiori informazioni clinico-strumentali che aiutano ad identificare le caratteristiche del reflusso e la sua possibile implicazione nello sviluppo di sintomi tipici oppure atipici. 

Come trattare il reflusso gastroesofageo?

I primi suggerimenti terapeutici convergono sempre più verso il raggiungimento della modificazione dello stile di vita e di una corretta alimentazione:

  • Consumare pasti piccoli e frequenti
  • Evitare alimenti che possano peggiorare il reflusso
  • Mantenere il peso forma
  • Smettere di fumare
  • Alzare di 10-15 cm la testata del letto 

Quando lo stile di vita non è sufficiente si può ricorrere a un trattamento farmacologico che può includere:

  • Inibitori di pompa protonica (PPI): sono quelli più usati perché sono in grado di diminuire la secrezione acida da parte dello stomaco ed i sintomi ad esso connessi;
  • Alginati: sono capaci di formare una pellicola che protegge lo stomaco e l’esofago dall'acidità;
  • Antagonisti dei recettori H2 (H2 antagonisti): bloccano l'azione dell'istamina sulle cellule della parete dello stomaco, diminuendo in questo modo il rilascio di acido cloridrico (al momento fuori commercio).

Quando ricorrere alla Chirurgia?

Si ricorre all’intervento solo quando i sintomi e le terapie non hanno avuto effetto dopo anni. Quindi, si consiglia la procedura chirurgica solo al 15-20% dei pazienti. L’intervento che viene proposto ancora oggi, con tecnica mininvasiva videolaparoscopica è la Fundoplicatio sec. Nissen con plastica anti-reflusso.

Inoltre, esistono nuove procedure terapeutiche come l’Endosutura ed Endoplicatura, Termocoagulazione via Radiofrequenza, Iniezione di sostanze varie.

Un’altra tecnica in fase di studio utilizza un innovativo impianto di uno sfintere magnetico cardiale, ossia l’applicazione intorno all’esofago distale di un “anello” costituito da una serie di piccoli magneti per impedire il reflusso in esofago del contenuto gastrico.

Queste procedure anche se non ancora studiate per quanto riguarda effetti a lungo termine sembrano riscuotere indubbi vantaggi rispetto alle tecniche precedenti sia in termini di efficacia che di sicurezza, tuttavia devono ancora essere eseguite in casi selezionati ed in Centri con riconosciuta esperienza in ambito della gestione della terapia della malattia da reflusso gastroesofageo.

Gastroenterologia a Roma

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